– 26% di compravendite rispetto al 2011
– 30% nelle città non capoluogo
Dichiarazione del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa
“I dati dell’Agenzia delle entrate indicano che il numero di compravendite di negozi in Italia è ancora distante anni luce rispetto alle cifre che caratterizzavano il periodo precedente all’introduzione dell’Imu e, quindi, all’aumento abnorme dell’imposizione fiscale sui locali commerciali. In tutto il territorio nazionale, nel 2015, le transazioni sono state inferiori di circa il 26 per cento rispetto al 2011, ultimo anno di applicazione dell’Ici. Nelle città non capoluogo di provincia, addirittura, le compravendite sono state inferiori di ben il 30 per cento rispetto al 2011.
Si tratta di numeri che confermano l’urgenza di un intervento di detassazione per il settore, da attuarsi anzitutto attraverso specifiche misure per gli immobili ad uso non abitativo locati. In tale comparto, infatti, la somma di ben sette tributi a carico dei proprietari (Irpef, Imu, Tasi, Registro, Bollo e addizionali regionale e comunale all’Irpef) fa sì che la tassazione eroda fino all’80 per cento del canone di locazione, senza contare le spese di manutenzione dell’immobile e l’eventuale indennità di avviamento. E con la beffa di dover versare le imposte sul reddito anche in caso di morosità del conduttore.
L’introduzione, anche per gli affitti di negozi e uffici, di una cedolare secca – o, in alternativa, la previsione di un tetto alla tassazione patrimoniale di Imu e Tasi – sarebbe l’unico modo per interrompere la spirale che sta portando i proprietari dei locali a tentare di liberarsi dei propri beni. In tal modo, si aiuterebbero il commercio e l’artigianato, contribuendo a combattere la desertificazione e il degrado di tante aree urbane”.
Roma, 25 maggio 2016
UFFICIO STAMPA