In vista dell’incontro dei leader del Centrodestra col Presidente del Consiglio, giova mettere in fila alcuni elementi riguardanti la riforma fiscale.
Il 30 giugno scorso, come ricordano continuamente i parlamentari che parteciparono ai lavori, le Commissioni Finanze del Senato e della Camera convennero di non inserire il catasto nel documento di indirizzo per il Governo sulla riforma fiscale (documento che, nella Nadef, il Governo stesso dice di aver preso a base per la predisposizione del disegno di legge delega).
Nello stesso documento, le Commissioni chiarirono, con riferimento alle imposte sui redditi, che l’evoluzione verso un sistema duale rendeva possibili interventi perequativi finalizzati a impedire l’aumento della tassazione nei casi in cui i regimi cedolari esistenti siano attualmente inferiori alla prima aliquota Irpef nel nuovo regime.
La situazione attuale è nota. Nel testo presentato dal Governo, il catasto c’è e la tutela dall’aumento della tassazione sugli affitti abitativi (cedolare del 21 per cento per i contratti a canone libero e del 10 per cento per quelli a canone calmierato) manca.
Come uscire da questa situazione? La strada è semplice, se c’è la volontà di perseguirla.
Per il catasto, nonostante la palese discrasia del testo della delega rispetto al documento parlamentare del 30 giugno, vi è la possibilità – senza procedere allo stralcio – di una soluzione di mediazione, consistente nella soppressione del solo comma 2 dell’articolo 6 e nel mantenimento, così, della parte riguardante la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili. In particolare, facilitazione e accelerazione dell’individuazione e del corretto classamento di: immobili attualmente non censiti (c.d. “immobili fantasma”); immobili che non rispettano la reale consistenza di fatto; immobili che non rispettano la relativa destinazione d’uso; immobili che non rispettano la categoria catastale attribuita; terreni edificabili accatastati come agricoli; immobili abusivi.
Quanto agli affitti abitativi, il modo per eliminare ogni ostacolo è altrettanto agevole: approvare l’emendamento, agli atti della Commissione Finanze della Camera, che prevede, con riferimento ai regimi cedolari esistenti, il mantenimento della medesima imposta netta attraverso interventi nella determinazione della base imponibile.
Si tratta di due soluzioni mirate a garantire che la riforma fiscale non porterà ad aumenti di tassazione. Se questa è l’intenzione del Governo e di tutta la maggioranza, è sufficiente metterle in atto.
Roma, 11 aprile 2022
UFFICIO STAMPA