Il messaggero pubblica la lettera di Giulio Masella che scrive: “Apprendo che finalmente la Magistratura sta verificando l’esecuzione dei lavori di ripristino delle strade di Roma. In tempi non sospetti, ebbi modo di scrivervi circa le anomalie, in particolare sull’esecuzione dei lavori di rattoppo eseguiti in barba alle normali procedure tecniche ed in particolare al mancato controllo e collaudo dei lavori eseguiti. Qualsiasi tecnico incaricato avrebbe dovuto riscontrare tali anomalie. Oggi i motivi sono emersi in tutta la loro gravità. Mi verrebbe da dire meglio tardi che mai”.
Si coglie lo spunto per sottolineare che anche Domusconsumatori ha provveduto a sottolineare (sulla base di segnalazioni alla stessa pervenute) agli uffici competenti la mala esecuzione dei lavori stradali (quelli sulle strisce pedonali, nella specie del Primo Municipio) eseguiti a Roma, chiedendo agli uffici in questione “la verifica puntuale dell’esito dei lavori dati in manutenzione, soprattutto la qualità dei prodotti all’uopo utilizzati che da sola determina la buona riuscita, nel tempo, del lavoro eseguito. Si chiede ciò in quanto i contribuenti – attraverso l’ingente imposizione fiscale locale (leggasi Tasi) – pagano di tasca propria per avere strade efficienti e ben curate. Senza peraltro dimenticare che le vie (…) sono una delle prime cose che vedono (e apprezzano o disprezzano, a seconda dei casi) i numerosi turisti che giornalmente vengono in visita nella nostra Capitale (che avrebbe anche l’aspirazione di essere al passo con le altre Capitali europee)”.
Ci appelliamo a tutti i volenterosi a non tacere davanti a lavori pubblici male eseguiti e a coinvolgere le sezioni locali della Domusconsumatori.
Contributi a favore dei proprietari di beni di interesse storico-artistico
La Costituzione italiana è l’unica “Magna Charta” che colloca, all’articolo 9, tra i principii fondamentali il riferimento alla promozione della cultura, alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della Nazione. Giova, altresì, ricordare – ha fatto presente Domusconsumatori – che il dato normativo contenuto nel citato articolo 9 è stato redatto a ridosso della fine del secondo conflitto mondiale, ossia in prossimità di un evento che ha mostrato la vulnerabilità dei beni di interesse storico-artistico e, pertanto, la necessità di prevederne una tutela rafforzata.
Molteplici beni immobili di interesse storico-artistico sono di proprietà dei privati e questi ultimi sono, nei fatti, lasciati soli a conservare e mantenere questo prezioso patrimonio sul quale le Soprintendenze chiedono interventi di restauro, nonostante la volontà dei Costituenti, dopo decenni di confronti e discussioni, sia stata ribadita anche dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (d.lgs. n. 42/’04) che, tra l’altro, prevede all’articolo 31 un contributo da erogare nei confronti dei privati proprietari di immobili di interesse storico-artistico per consentire loro di provvedere ad opere manutentive e di difesa dei medesimi.
Domusconsumatori denuncia che il lento e farraginoso meccanismo di erogazione dei sopra citati contributi ha avuto, come conseguenza, l’accumulo di debiti nei confronti dei privati destinatari, per oltre 100 milioni di euro, a seguito di lavori dagli stessi eseguiti di importo perlomeno doppio.
L’Esecutivo ha stanziato, nell’assestamento di bilancio 2015 (capitolo 7441), 10 milioni di euro da destinare all’estinzione dei debiti pregressi nei confronti dei proprietari in questione, per cui, di questo passo, occorreranno oltre dieci anni per estinguere il debito per i rimborsi delle somme già spese.
Di fronte all’intollerabile situazione venutasi a creare in capo ai consumatori/proprietari, titolari dei beni anzidetti, Domusconsumatori ha sollecitato il Governo a stanziare maggiori risorse per tale problematica, nonché a valutare l’opportunità di riconoscere acconti per coloro che finora non hanno ricevuto nulla e di provvedere ai saldi per quei privati che hanno i crediti più datati: ciò che compromette fortemente la conservazione dei beni culturali, sempre più via via interessati persino da crolli.
Utenze elettriche e canone Rai, questioni irrisolte
Come riferito su Confedilizia notizie di gennaio, la legge di stabilità 2016 ha modificato le modalità di pagamento del canone Rai, stabilendo che lo stesso avvenga attraverso un addebito, suddiviso in dieci rate, nella fattura del contratto di fornitura elettrica che verrà trasmessa nel prossimo mese di luglio. Tale contratto costituisce in definitiva, ai fini dell’accertamento di situazioni di evasione del pagamento del canone, una nuova presunzione di possesso dell’apparecchio televisivo.
Lo stesso provvedimento dispone che, dal 1° gennaio 2016, non sia più possibile la denuncia di cessazione dell’abbonamento televisivo per suggellamento ai sensi dell’articolo 10, comma 1, del regio decreto legge n. 246/’38. Al fine della disdetta del canone è ora necessario, quindi, procedere mediante la presentazione di una dichiarazione all’Agenzia delle entrate di non detenzione di apparecchi televisivi. Le eventuali dichiarazioni false o mendaci saranno penalmente perseguite.
Le norme di cui trattasi sono state oggetto di molteplici osservazioni critiche da parte delle aziende erogatrici della fornitura elettrica, in particolare a proposito della difficoltà a riportare in fattura, con modalità chiare, sia le spese connesse alla fornitura sia i ratei di canone Rai.
Il viceministro all’economia e delle finanze Enrico Zanetti, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, ha fornito un primo chiarimento relativamente all’operatività della presunzione di possesso ai fini dell’accertamento di annualità precedenti al 2016, escludendo che la presunzione possa essere utilizzata per eventuali azioni di controllo relative a periodi precedenti, fatte salve le azioni di recupero già intraprese sulla base della normativa in vigore anteriormente alla legge di stabilità 2016.
Forti dubbi sussistono ancora, poi, circa la possibilità – per gli operatori – di evitare duplicazioni in caso di residenze diverse dall’abitazione principale. Così come aperto è il problema relativo alla titolarità dell’obbligazione tributaria in caso di immobili locati, in caso di intestazione delle utenze al proprietario.
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