Le accuse alle abitazioni private sono ancora più forti quando si parla di PM10 e PM2,5, ovvero il particolato e il particolato fine, le polveri minuscole che respiriamo nelle città. Il riscaldamento delle case sembra essere responsabile di più del 60% delle loro emissioni, ma anche qui, e ancora più che nel caso della CO2, siamo davanti a un importante miglioramento negli ultimi anni.
Tra il 2008 e il 2020, il range di tempo per cui vi sono disponibili dati certi dell’Istat, la produzione di particolato a causa degli impianti domestici si è ridotta di quasi un terzo. Quella di PM10 è passata da 130.925 a 87.971 tonnellate, mentre quella di PM2,5 da 129.524 a 86.686. Si tratta di diminuzioni rispettivamente del 32,8% e 32,9%.
La sostituzione degli impianti di riscaldamento, decisa dalle famiglie italiane, ha anche contribuito alla riduzione delle emissioni di monossido di carbonio, che sono passate dal milione e 754mila tonnellate del 2008 al milione e 166mila del 2020, con una riduzione analoga a quella del particolato, del 33,5%.
24.3.2023