A differenza dell’Irpef, che oltre a essere direttamente basata sulle entrate del contribuente è anche progressiva, l’IMU è una tassa patrimoniale, che quindi dipende dal cespite posseduto. Significa che anche chi si ritrova ad avere redditi particolarmente bassi è tenuto a pagarla.
Non è un caso, quindi, che tra le città in cui l’imposta media annua per proprietario è maggiore ve ne siano anche alcune del Mezzogiorno, dove certamente non risiedono gli italiani più facoltosi. Troviamo fra e prime 10, per esempio, Bari, con 1.702 euro a testa, e Foggia, con 1.487.
Nelle prime tre posizioni vi sono invece Roma, Milano e Bologna, con rispettivamente 2.064, 2.040 e 2.038 euro per abitazione. Tra i capoluoghi dove, invece, l’Imu è meno salata vi sono città medio-piccole non necessariamente solo delle aree più povere del Paese, come Asti, dove mediamente nel 2022 si è pagato 580 euro e Gorizia, 658. Qui l’importo della tassa è stato anche più basso che a Catanzaro e Crotone, dove si sono versati rispettivamente 659 e 672 euro.
È chiaro come le differenze tra le somme pagate in centri in situazioni economiche in fondo molto simili (Catanzaro e Foggia, per esempio) siano decisamente alte. Anche i divari tra quanto dovuto nelle grandi e nelle piccole città non rispecchiano in realtà gli effettivi gap tra i redditi dei proprietari di seconde case in tali luoghi, che sono minori.
L’Imu, come le altre imposte patrimoniali, conferma di non avere alcun carattere perequativo.
13.4.2023