L’eco patrimoniale proposta da Bruxelles è incompatibile con il patrimonio immobiliare italiano
Vale la pena sottolineare di nuovo come la maggior parte del territorio italiano sia a rischio sismico e necessiti quindi di interventi di ristrutturazione programmati nel lungo periodo e supportati da misure di agevolazione compatibili e non da imposizioni calate dall’alto.
Ed è proprio quello che sta succedendo con l’eco patrimoniale, la direttiva europea sull’efficienza energetica nell’edilizia contenuta nel pacchetto Fit for 55 che Bruxelles ha introdotto ex abrupto incurante dei contesti peculiari dei Paesi membri.
La Direttiva Green, oltre a non essere praticabile e applicabile al patrimonio immobiliare italiano (caratterizzato da forti eterogeneità, risalente nel tempo, collocato in contesti peculiari come i centri storici) è anche pericolosamente in grado di far diminuire il valore delle case e questo, in un Paese come il nostro a proprietà immobiliare diffusa, significa far ricadere sui risparmiatori e sulle famiglie il conto della transizione ecologica.
E’ un nostro diritto quindi, nonché un dovere, non accontentarci della ruzzolante correzione al testo della Direttiva Green apportato dalla Commissione industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo, in occasione del voto del 9 febbraio (49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astenuti), che costituisce il primo passo dell’iter di approvazione che continuerà il prossimo 13-16 marzo a Strasburgo, data in cui si terrà la sessione plenaria.
Le esenzioni introdotte dalla prima revisione della “Direttiva Green” · Immobili di interesse storico artistico vincolati per espressa disposizione normativa · Unità residenziali utilizzate per meno di quattro mesi all’anno o con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo standard · Edifici indipendenti con una superficie coperta utile totale inferiore a 50 m2
|
Si tratta infatti, come specifica l’eurodeputata Isabella Tovaglieri (Lega), membro della Commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo e relatrice di minoranza della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici per il gruppo Identità e Democrazia:
“Di esenzioni molto limitate e di difficilissima attuazione, considerata la complessità della normativa italiana sugli edifici di interesse storico e culturale, che vede più livelli di responsabilità in capo allo Stato, alle Regioni e ai Comuni”.
Sulla questione dell’esclusione degli immobili storici si sofferma anche Confedilizia che chiarisce come il testo della direttiva dispone che verranno esentati unicamente “gli immobili specificatamente tutelati”. Purtroppo Bruxelles non tiene conto del fatto che, in Italia, il patrimonio immobiliare che gode di tale privilegio “è assai esiguo”.
L’analisi di Confedilizia, inoltre, non può non constatare come sia irrilevante anche l’esclusione delle unità immobiliari non abitate per più di 4 mesi l’anno (con consumi inferiori al 25% del totale annuo), sia quello delle unità indipendenti di grandezza non superiore a 50 m2.
Infine Bruxelles non vede (o piuttosto ignora benissimo) il proverbiale “elefante nella stanza”, ovvero il pericolo principale della direttiva: il crollo dei valori di mercato degli immobili con le peggiori performance energetiche che rappresentano il 74% (dati Enea) dell’intero patrimonio immobiliare italiano.
9.2.2023