“Le prospettive di inflazione continuano a essere troppo elevate da troppo tempo” si legge nel comunicato della BCE del 4 maggio scorso. E “Alla luce delle perduranti alte pressioni inflazionistiche, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE”.
Si tratta del settimo rialzo dal 21 luglio 2022 che sta mettendo in ginocchio chi già faceva fatica a sostenere le rate dei mutui a tasso variabile.
Sono stati innalzati, dunque, i tre tassi di interesse di riferimento della Banca Centrale Europea:
- sulle operazioni di rifinanziamento principali: dal 3,50% al 3,75%
- sulle operazioni di rifinanziamento marginale: dal 3,75% al 4%
- sui depositi presso la banca centrale: dal 3% al 3,25%
Ma ci si chiede se questa corsa al rialzo dei tassi di interesse serva davvero a contenere l’inflazione.
L’aumento generalizzato dei prezzi registrato dall’Eurostat a fine luglio 2022 si attestava all’8,9%, in leggero aumento rispetto al +8,6% del giugno precedente ed evidentemente più elevato se confrontato al +2,2% dello stesso mese dell’anno precedente. Questa era la situazione quando i tassi nell’area euro erano praticamente azzerati.
Oggi, con i tassi che hanno raggiunto quota 3,75%, 4% e 3,75% l’Eurostat ha stimato un incremento annuale del 7,0% ad aprile 2023, in rialzo di un +0,1% rispetto a marzo 2023, seppur in ribasso rispetto a febbraio 2023, quando l’inflazione registrata nell’area euro era di +8,5%.
Ciò vuol dire che da luglio 2022, la costante e rigida stretta monetaria europea ha ottenuto come risultato quello di far scendere l’indice europeo dei prezzi al consumo dell’1,9%.
Guardando i dati di casa nostra, l’Istat ha stimato nel mese di luglio 2022 un aumento del 7,9% su base annua dell’indice nazionale dei prezzi al consumo che, dopo il picco di ottobre e novembre con un +11,8%, è sceso fino ad arrivare ad aprile all’8,3%, sempre comunque molto lontano dal 2% imposto dall’UE.
Sono significativi questi esiti a livello europeo e nazionale? E giustificano gli effetti negativi sul mercato immobiliare?
Leggendo le parole scritte sul sito della BCE parrebbe di sì, dato che da Francoforte Christine Lagarde e la sua squadra fanno sapere che “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine e siano mantenuti su tali livelli finché necessario”.
10.5.2023