Gli italiani non vogliono andare più in albergo a causa della concorrenza sleale degli affitti brevi? A guardare i dati ufficiali è falso. L’anno scorso la ripresa del settore ricreativo e ricettivo è infatti coincisa con una crescita della proporzione di turisti e lavoratori in trasferta del nostro Paese che hanno scelto le strutture alberghiere. A dircelo è l’Istat, che censisce i viaggi, per lavoro o vacanza, dei nostri connazionali, l’80,3% dei quali, tra l’altro, è rimasto in Italia nel 2022, una percentuale superiore a quella pre-pandemica.
Se si esclude quel 47,3% che si è recato in abitazioni di parenti o amici o nelle seconde case, la grande maggioranza ha alloggiato in hotel o in strutture analoghe, come villaggi vacanza, campeggi, agriturismi. A fare questa scelta sono stati il 36,8% di tutti i viaggiatori, ovvero il 69,8% di quanti non avevano una casa da fruire gratuitamente. Ad andare in affitto, usando formule come le locazioni brevi o il Bed & Breakfast, sono stati quindi solo il 30,2%.
Il confronto con gli anni della pandemia
Nel 2021 alberghi, villaggi, campeggi e agriturismi avevano accolto, invece, il 63,4% degli italiani in vacanza o in trasferta di lavoro; nel 2020 il 61,7%. Se consideriamo solo gli hotel veri e propri, si è passati dal 36,5% di tre anni fa al 43,4% del 2021 e al 49,2% dell’anno scorso.
L’allarmismo di molti albergatori, che durante la pandemia preconizzavano un “new normal” fatto di villeggiatura in luoghi più isolati, in collina, nella natura, prevalentemente in appartamenti e case prese in affitto, si è rivelato, quindi, fortemente esagerato. L’incremento del 2022, tra l’altro, non è stato solo in percentuale, ma anche in valore assoluto. Con la fine dell’emergenza pandemica, infatti, più italiani si sono concessi alcuni giorni di vacanza e si sono spostati. I viaggi nel nostro Paese sono stati, in totale, 44 milioni, contro i 37,2 milioni del 2021 e i 34,1 milioni del 2020, la grande maggioranza dei quali per turismo.
Quasi raggiunti i livelli del 2019
Naturalmente l’anno cui fare riferimento per un vero e proprio confronto è quello precedente all’arrivo del Covid, il 2019. Ebbene, nel 2022 la percentuale di connazionali che ha viaggiato in Italia e ha scelto una struttura alberghiera, o affine, come alloggio a pagamento è stata del 69,8%, superiore, seppur di poco, al 69,5% del 2019. Nel caso degli hotel in senso stretto non si è verificato il sorpasso, ma i numeri sono assolutamente analoghi, sono stati preferiti dal 49,2% nel 2022 e dal 49,4% nel 2019.
In valore assoluto non siamo ancora tornati ai livelli pre-pandemici, soprattutto a causa del numero ridotto di viaggi nella prima parte dello scorso anno, quando i contagi rimanevano alti e persistevano l’obbligo della mascherina e il Green Pass. Le previsioni, tuttavia, dicono che a differenza delle trasferte di lavoro gli spostamenti per villeggiatura saranno sempre più frequenti.
All’orizzonte non vi è alcuna sostituzione del ruolo degli alberghi da parte delle locazioni turistiche, anche perché, appunto, la torta si sta ingrandendo, e non rimpicciolendo. C’è spazio per tutti.
1.6.2023