Nell’ambito dell’intervista sulla direttiva “case green” il Presidente ha tenuto a precisare che si tratta di un testo migliorato rispetto a quello che era stato proposto. E ciò grazie all’azione di chi, come la Confedilizia, si è battuto fin dal 2021 per contrastare un provvedimento ideologico, sbagliato e pericoloso. Le prime bozze – ha sottolineato – prevedevano addirittura “il divieto di vendere e locare immobili privi di certe caratteristiche energetiche e fino a pochi mesi fa il testo imponeva ai proprietari di effettuare rilevanti e costosi interventi entro scadenze prefissate. Nella versione alla fine approvata vi è l’obbligo per gli Stati di ridurre del 16% il consumo medio di energia del patrimonio immobiliare residenziale nel 2030 rispetto al 2020. Obiettivo che non sappiamo che cosa comporterebbe ma che il Ministro dell’ambiente italiano ritiene di difficile raggiungimento.
Il miglioramento, dunque, vi è stato, ma è l’impianto stesso del provvedimento che noi abbiamo sempre contestato, nel momento in cui pretende di imporre e non di indurre”. Il Presidente di Confedilizia ha anche ricordato che l’impianto è pericoloso per varie ragioni: “1. Abbiamo un patrimonio edilizio molto risalente nel tempo e in larga misura collocato in contesti peculiari dal punto di vista della conformazione del territorio; basti pensare ai centri storici delle nostre città o alle migliaia di borghi presenti in tante aree del Paese. 2. Il nostro è un Paese a proprietà immobiliare diffusa: imporre interventi vuol dire obbligare a spese ingenti tanti piccoli risparmiatori. 3. In Italia vi è una rilevantissima quota di edifici in condominio. Questo renderebbe molto più complessa la gestione di norme vincolistiche come quelle previste – soprattutto inizialmente – dalla direttiva”.
E ancora: “la concentrazione di ogni attenzione sugli interventi di efficientamento energetico mette in secondo piano un’esigenza che per l’Italia è molto più urgente: quella di migliorare la sicurezza antisismica dei nostri edifici”.
Nel corso dell’intervista si è poi affrontato il tema dei possibili effetti della direttiva sul mercato immobiliare, sul prezzo degli immobili e sulle locazioni, passando anche ad analizzare il possibile rischio di ingerenza di fondi internazionali e grandi gruppi stranieri.
Il Presidente ha anche colto l’occasione per evidenziare che “ora c’è spazio per due tipi di azioni. La prima è la modifica della direttiva. Ci aspettiamo – pretendiamo, anzi – che i tre partiti di maggioranza italiani (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia), coerentemente con il loro voto contrario sul testo, si attivino sin dall’inizio della prossima legislatura europea, nell’ambito dei rispettivi gruppi di appartenenza, per ripensare totalmente questo provvedimento, anzitutto rimuovendone l’impostazione prescrittiva.
Bisogna puntare a modificare gli attuali equilibri di Bruxelles, per cambiare la direttiva ‘case green’ ma – più ampiamente – per portare l’Unione europea a non essere più il tempio del dirigismo e a trasformarsi in qualcosa di molto diverso. Questo dovrebbero chiedere i cittadini ai candidati che chiederanno loro il voto”. “Oltre a stimolare – ha continuato – la modifica della stessa direttiva, al fine di risolvere alla radice il problema, il Governo italiano può prepararsi ad attuarla, per l’eventualità che non si riuscisse a cambiarla, in modo da rimanere nel solco sinora seguito, fatto di incentivi e non di imposizioni. Il Ministero dell’ambiente ha già da tempo avviato un lavoro di verifica delle esigenze del nostro patrimonio immobiliare. Occorre proseguire in questa direzione e poi, una volta chiaro il quadro, disporre adeguate misure per indurre – non obbligare – all’effettuazione degli interventi più utili. Ma, ripeto ancora una volta, l’impegno maggiore deve indirizzarsi sulla modifica della direttiva. La sbornia green deve essere archiviata”.