Marzo è stato l’ennesimo mese in cui ha tenuto banco per diversi giorni la direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici, meglio nota come direttiva “case green”. Il motivo è dato dall’approvazione, da parte del Parlamento europeo in sessione plenaria, di un testo da ritenersi ormai quasi definitivo. Quasi, perché l’iter del provvedimento contempla ancora un passaggio formale che – in linea puramente teorica – potrebbe portare a un mancato varo definitivo dell’articolato.
All’interno del notiziario sono presenti diversi commenti rispetto a quanto infine votato dalla maggioranza. Qui basti anticipare che il testo è nettamente migliorato rispetto a quando la Confedilizia ha iniziato (era il lontano 2021) la sua battaglia quasi solitaria per contrastarne l’impostazione dirigista e coercitiva. Si è passati, infatti, dal divieto di vendere e locare gli immobili privi di determinate caratteristiche energetiche (prima bozza), all’obbligo di raggiungere specifiche classi energetiche entro ravvicinate date prestabilite (testo in discussione fino a pochi mesi fa), sino all’ultima versione, che prevede la necessità per gli Stati di raggiungere determinate riduzioni percentuali del consumo medio di energia da parte degli immobili.
Un provvedimento nettamente migliorato – molto grazie alla pressione esercitata dalla Confedilizia – ma ancora non accettabile in linea di principio, proprio per il suo carattere impositivo. In ogni caso, giova ribadire ai nostri associati che nessun obbligo di intervento sugli immobili è ad oggi previsto. Solo il Governo italiano potrebbe imporlo, attraverso il recepimento di questa direttiva. Avrebbe due anni di tempo per farlo, ma noi confidiamo che il nostro Esecutivo – e l’intera maggioranza che lo sostiene – impeghino in modo più proficuo questo periodo: adoperandosi con impegno, costanza e determinazione per far sì che la direttiva “case green” venga radicalmente modificata nella prossima legislatura europea (si vota – ricordiamo – l’8 e il 9 giugno prossimi). I problemi vanno affrontati alla radice.
In questo quadro si inserisce l’ennesimo decreto-legge in materia di superbonus e altri incentivi per interventi edilizi, approvato dal Consiglio dei ministri pochissimi giorni prima della chiusura in tipografia del presente notiziario.
Anche in questo caso, qui a fianco un articolo che illustra i contenuti del provvedimento. Ma un commento è necessario. I conti pubblici devono essere in ordine, su questo nessuno dovrebbe dissentire. E non serve la celebrazione dei centocinquant’anni dalla nascita di Luigi Einaudi (ricordata in copertina) per affermare l’importanza di questo principio. Ma la vicenda superbonus è diventata ormai surreale, a spese di tutti coloro che si sono fidati dello Stato e dallo Stato sono stati – di fatto – traditi. E il paradosso è che il nuovo decreto arriva a modificare, derogare, finanche cancellare disposizioni che il medesimo Governo aveva introdotto pochi mesi prima. A riprova del totale caos in cui – su questa vera e propria telenovela (drammatica, per molti) – si trova da tempo non solo la politica ma anche l’amministrazione pubblica (Ragioneria generale dello Stato in primis), che non sembra avere ancora individuato il modo per calcolare gli effetti sul gettito del meccanismo introdotto nel 2020.
gst
da Confedilizia notizie, aprile ’24
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