Che cosa ci si deve aspettare, dalla legge di bilancio 2025, per il settore immobiliare?
La domanda è d’obbligo, visto il periodo, e ne abbiamo parlato anche il 21 settembre a Piacenza nel dibattito intitolato “Quale futuro per l’immobiliare? Idee e visioni a confronto”, che si è svolto nell’ambito dell’annuale convegno del Coordinamento legali della Confedilizia e al quale sono intervenuti Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e responsabile del Ministero (quello delle infrastrutture) che ha le competenze in materia di politiche edilizie ed abitative, nonché parlamentari della maggioranza e dell’opposizione.
Proprio in quel contesto, un anno fa, il ministro Salvini espresse per la prima volta l’intenzione di varare un provvedimento per risolvere il problema delle piccole irregolarità edilizie che in molti casi rallentano, quando non ostacolano, le compravendite immobiliari. Da qualche mese quel provvedimento ha visto la luce e bisogna dire che si è rivelato coerente con gli intendimenti iniziali. Ora siamo nella fase della sua applicazione, e gli effetti positivi per il settore non tarderanno a manifestarsi.
Restando all’attualità, da accogliere positivamente sono anche le norme del disegno di legge governativo in materia di sicurezza che intervengono sulle occupazioni arbitrarie di immobili, fenomeno sul quale la Confedilizia non ha mai smesso di sollecitare misure di contrasto. Importante, in particolare, è il nuovo procedimento accelerato che prevede, se l’immobile occupato è l’“unica abitazione effettiva del denunciante”, l’intervento immediato degli ufficiali di polizia giudiziaria.
Tornando alla manovra, i punti interrogativi riguardano anzitutto le intenzioni del Governo sugli incentivi fiscali per gli interventi edilizi. Dopo il taglio, dal 2025, della detrazione per le ristrutturazioni (che inevitabilmente farà tornare nel sommerso parte dei lavori), il pericolo è che la vicenda superbonus condizioni negativamente le scelte, mentre occorrerebbe un’analisi complessiva delle misure in essere e decisioni ponderate sulle priorità da perseguire. Profondamente sbagliato, ad esempio, sarebbe escludere totalmente dagli incentivi gli immobili diversi dalla casa di abitazione.
Sul tema dell’affitto, la Confedilizia ha detto la sua da tempo. Per allargare l’offerta abitativa e calmierare i canoni, la strada è quella dell’abbattimento dell’Imu sulle case locate a canone concordato e dell’estensione a tutta Italia della cedolare secca del 10%.
Quanto al comparto non abitativo, l’Esecutivo non ha che da attuare quanto opportunamente inserito nella riforma fiscale, che è legge da più di un anno: l’introduzione anche per queste locazioni della cedolare secca (che andrebbe accompagnata con uno snellimento della normativa contrattuale, risalente a quasi mezzo secolo fa).
Un’ultima annotazione non può non riguardare la polizza anticalamità. I due vicepresidenti del Consiglio – uno, Salvini, proprio al nostro convegno del 21 settembre – si sono dichiarati nettamente contrari all’idea, espressa il giorno prima dal Ministro della protezione civile, di rendere obbligatoria anche per le case questo tipo di assicurazione (lo è già per le imprese). Occorre chiarire che se questa – come ci si augura – è la posizione definitiva del Governo. Sull’economia non hanno effetto solo i provvedimenti normativi, ma anche gli annunci.
Giorgio Spaziani Testa
da Confedilizia notizie, ottobre ’24
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