Diritti di proprietà e giustizia: l’Italia al bivio della prosperità
Quando si parla di prosperità, si rischia spesso di cadere nella trappola delle semplificazioni. La crescita economica, il benessere diffuso, la fiducia nel futuro non sono il risultato di una singola variabile, ma di un mosaico complesso di fattori. Uno su tutti, però, sembra emergere con una centralità disarmante: la tutela dei diritti di proprietà e la fiducia nel sistema giudiziario. E qui, per l’Italia, il quadro si fa cupo.
L’Italia ferma al palo nella classifica della prosperità
Secondo il recente Indice di prosperità del Legatum institute, il nostro paese si attesta al 30° posto su 167 nazioni, una posizione che non si discosta da quella del 2011. Un’apparente stabilità che, tuttavia, cela un’amara verità: l’Italia è ferma, mentre i concorrenti europei corrono. Questo immobilismo non è frutto del caso, ma il risultato di fragilità strutturali che si riflettono in due ambiti decisivi: la tutela dei diritti di proprietà e la fiducia nella giustizia.
Diritti di proprietà: un gradino troppo basso
La protezione dei diritti di proprietà non è solo un pilastro dello stato di diritto, ma un vero e proprio catalizzatore economico. In questo ambito l’Italia fatica a tenere il passo, posizionandosi al 70° posto con un indice di 4,38 nel 2023. Sebbene si noti un leggero progresso rispetto al 4,28 del 2013, il divario rispetto ai leader europei rimane significativo
Ad esempio:
Paesi Bassi: 2° posto, con 91,1, in crescita rispetto all’89,9 del 2013.
Germania: 21° posto, con 85,4, fa registrare un incremento di oltre tre punti in dieci anni.
Danimarca: 11° posto, con 85,4, con un miglioramento costante.
Spagna e Portogallo: rispettivamente 32° e 33° posizione, con valori attorno al 72, mostrano ben 20 unità sopra l’Italia. Entrambi i Paesi hanno attuato riforme incisive per semplificare le normative e rafforzare le garanzie patrimoniali.
Nel confronto europeo, l’Italia ha visto un aumento minimo del proprio punteggio (+0,10 in dieci anni), mentre altri Paesi europei hanno registrato progressi compresi tra il 10% e il 15%. Questa stagnazione evidenzia un ritardo strutturale che non può più essere ignorato.
I numeri dipingono un quadro preoccupante, in cui incertezza normativa, burocrazia e lentezza giudiziaria scoraggiano tanto gli investitori quanto i cittadini italiani. Potenziare la tutela della proprietà significa costruire un contesto in cui imprese e individui possano agire con fiducia e sicurezza.
Giustizia in crisi: una ferita aperta
Preoccupante il dato sulla fiducia nel sistema giudiziario italiano: 130° posto, con un punteggio crollato da 49 nel 2013 a 36 nel 2023. Questo crollo riflette l’inefficienza di un siste ma che spesso somiglia a un labirinto senza uscita. Le sentenze tardano, i procedimenti si trascinano per anni, e la certezza del diritto diventa un miraggio.
A confronto, i Paesi Bassi, che hanno scalato la classifica con un punteggio di 74, e la Germania (71) mostrano come un sistema giudiziario efficiente possa essere un volano per la prosperità. Persino la Spagna e il Portogallo, pur non brillando, segnano un progresso rispetto al passato.
Un’analisi più dettagliata evidenzia che:
Le cause civili e commerciali in Italia richiedono in media 1.300 giorni per essere risolte, contro i 500 giorni della Germania o i 400 giorni dei Paesi Bassi.
Il numero di cause arretrate al 2023 supera il milione e mezzo, con una riduzione marginale di appena il 2% rispetto al 2013.
In Europa, anche nazioni con problemi strutturali come la Spagna (87° posto, con 51) e il Portogallo (113° posto, con 3) registrano una crescita complessiva della fiducia nella giustizia, mentre l’Italia ha perso ben 13 punti nello stesso arco temporale.
È difficile non chiedersi dove saremmo oggi se l’Italia avesse adottato riforme coraggiose. Paesi come la Danimarca dimostrano che un sistema robusto che tutela il diritto di proprietà attraverso un sistema giudiziario efficiente non è solo un fattore di crescita economica, ma anche un collante sociale. Dove i diritti sono garantiti e la giustizia è veloce, nascono nuove imprese, crescono gli investimenti, e i cittadini si sentono partecipi di un progetto comune.
L’alternativa è quella a cui assistiamo da anni: un’Italia che perde il treno della modernità, che vede i suoi talenti emigrare e che non riesce ad attrarre i capitali di cui avrebbe bisogno per crescere. Una nazione che, nonostante il suo straordinario patrimonio culturale, rischia di restare ai margini della competizione globale.
La sfida è grande, ma le opportunità sono altrettanto straordinarie. Il futuro dell’Italia, ancora una volta, passa dalla sua capacità di fare delle scelte difficili. E, forse, questa volta di non rimandarle.
9.12.2024