Il turismo in Toscana va peggio di quanto si pensi: è davvero il momento di ridurre l’offerta ricettiva?
In Toscana, la libertà dei proprietari di immobili di utilizzare i propri beni è sempre più sotto attacco da politiche ideologiche e restrittive. La regione sembra essere diventata un laboratorio per misure che penalizzano chi vuole locare la propria abitazione ai turisti, con norme che colpiscono soprattutto le città d’arte. Ma i dati smentiscono la narrativa dell’“invasione turistica”: è davvero il momento di ridurre l’offerta ricettiva?
Restrizioni crescenti: il caso Firenze
Un esempio emblematico è Firenze, dove nell’ottobre 2023 il Comune ha vietato le locazioni turistiche brevi nel centro storico. Una decisione dichiarata inefficace dal Tar, in quanto le disposizioni volute dal Comune sono state superate dalla successiva approvazione della nuova pianificazione urbanistica (Piano Operativo), e ripresentata nell’estate 2024. Ora, a queste misure si aggiunge il nuovo Testo unico del turismo della Regione Toscana, che introduce una netta disuguaglianza tra le strutture alberghiere e i proprietari privati.
Gli hotel, ad esempio, possono utilizzare abitazioni vicine come estensioni della loro attività, alloggiandovi i propri ospiti. Al contrario, i privati che desiderano locare il proprio immobile ai turisti rischiano di essere sottoposti a regolamenti comunali che limitano drasticamente questa possibilità. Una disparità che solleva interrogativi sull’equità delle norme e sulla reale efficacia di tali restrizioni.
I numeri smentiscono l’emergenza turismo
Le politiche restrittive vengono giustificate con il presunto sovraffollamento turistico di alcune città, ma i dati raccontano una storia diversa. Secondo l’Irpet (Istituto regionale di programmazione economica della Toscana), le presenze turistiche nei primi sette mesi del 2024 sono diminuite dello 0,8% rispetto al 2023, con un modesto aumento dello 0,5% rispetto al 2019, ultimo anno prima del Covid.
In particolare, è calata la presenza di turisti italiani: -7,3% per i toscani e -10,4% per gli italiani non residenti in Toscana rispetto al 2019. Questo calo è stato solo parzialmente compensato dall’aumento dei visitatori stranieri (+12,9%), in gran parte europei.
Le città d’arte, le più colpite dal nuovo Testo unico, hanno registrato un leggero aumento dei pernottamenti rispetto al 2023 (+4,7%), grazie soprattutto alla primavera. Tuttavia, se confrontiamo i dati con il 2019, emerge un calo significativo del 5,2%, in controtendenza rispetto alle località di campagna (+8,6%) e di mare (+2,5%). A Firenze, le presenze turistiche tra gennaio e luglio 2024 sono diminuite di oltre il 10% rispetto a cinque anni fa, un calo secondo solo alla Maremma.
Un settore in difficoltà
L’Osservatorio Confapi Industria Firenze descrive la situazione estiva come un “consolidamento” degli afflussi turistici a luglio e agosto, ma questo significa, nella migliore delle ipotesi, una stagnazione rispetto al 2023 e un calo rispetto ai livelli pre-Covid. I dati provvisori di giugno-agosto 2024 per le città d’arte toscane indicano una riduzione delle presenze dell’1,9% rispetto al 2023, in controtendenza rispetto alla crescita primaverile.
Questi numeri dimostrano che il turismo urbano in Toscana non ha ancora recuperato del tutto dal crollo causato dalla pandemia. Ridurre ulteriormente l’offerta ricettiva potrebbe aggravare una situazione già delicata, penalizzando un settore rilevante per l’economia regionale.
Le politiche restrittive della Toscana rischiano di danneggiare ulteriormente il turismo, già messo a dura prova negli ultimi anni. È difficile giustificare limitazioni così severe quando i dati mostrano un calo delle presenze turistiche, soprattutto nelle città d’arte come Firenze.
13.1.2025