«Sull’impostazione di fondo della proposta dall’Istituto Bruno Leoni (Ibl) sono d’accordo, ma ci sono alcuni punti che non condivido». Continua il dibattito sulla flat tax al 25 per cento proposta dall’ex presidente dell’Ibl Nicola Rossi sul Sole 24 Ore, accompagnata dall’abolizione di Imu e Irap e altre misure. Dopo aver raccolto i contributi di Carlo Lottieri, Franco Debenedetti, Armando Siri, Francesco Forte, Arturo Diaconale, Daniele Capezzone e Marino Longoni, proponiamo l’analisi di Giorgio Spaziani Testa. Secondo il presidente di Confedilizia, «bisogna considerare la proposta nel suo complesso perché la flat tax ne è solo una parte. Alcune idee sono buone, ma quello che è meno condivisibile è la previsione di tassazione degli immobili non locati e l’attribuzione del catasto ai comuni».
Andando più nel dettaglio, spiega a tempi.it:
«Sull’impostazione di fondo, piena condivisione. L’idea di trasformare l’Irpef in una “tassa piatta” (al di là del livello dell’aliquota, sul quale si può ragionare) ha mille ragioni: stimolo alla produttività, spinta alla crescita, disincentivo all’elusione e all’evasione, oltre che semplificazione del sistema. Dal punto di vista della fiscalità immobiliare, rilevo un problema nel fatto che la nuova Irpef non si applicherebbe solo ai redditi effettivi, ma anche a quelli presunti. Sarebbero, infatti, tassate le rendite catastali di tutti gli immobili non locati, e cioè dell’abitazione di residenza (la cosiddetta “prima casa”), delle case di villeggiatura e di tutti gli immobili (case, negozi, uffici, magazzini ecc.) che i proprietari non riescono né a vendere né ad affittare (situazione purtroppo assai diffusa a partire dalla manovra Monti in poi)».
«È vero che, contestualmente, l’Imu verrebbe eliminata, ma con l’Irpef sulle rendite catastali si riproporrebbe la discriminazione fra tipologie di investimento che esiste già ora: il risparmio collocato in immobili sarebbe tassato su base patrimoniale (con esiti, quindi, sostanzialmente espropriativi), mentre quello indirizzato altrove sarebbe esente (salvo l’imposizione sugli eventuali guadagni). Con conseguenze ancora più preoccupanti per via di un’altra previsione contenuta nella proposta Ibl: l’attribuzione ai Comuni della competenza a determinare le rendite catastali, ipotesi accantonata anni fa proprio per il rischio di caos e di aumenti di imposizione tributaria senza limiti».
«La proposta prevede anche la sostituzione della Tasi (il “sedicente” tributo sui servizi, che in realtà è una Imu-bis) con una vera service tax a carico degli effettivi fruitori dei servizi e indipendente da elementi patrimoniali o reddituali. Scelta condivisibile, da Confedilizia portata avanti da anni, per la quale dovrebbe tuttavia valutarsi la fusione anche con la tassa rifiuti (che pesa per 10 miliardi di euro)».
Articolo tratto da: Flat tax. Confedilizia: «Bene ma c’è un problema» | Tempi.it