La conversione in legge del decreto rilancio – esaminato, in poche ore, dalla sola Commissione Bilancio della Camera (altro che bicameralismo…) – permette di dare un giudizio finale sui riflessi di questo provvedimento sulla proprietà immobiliare, concentrandosi su quattro principali disposizioni.
- Il superbonus del 110 per cento è una misura potenzialmente utile per incentivare gli interventi di efficientamento energetico e miglioramento sismico, a patto che sia prolungata di almeno un anno. Due modifiche introdotte in Parlamento, però, la freneranno: l’eliminazione della possibilità di trasformare la detrazione in credito d’imposta usufruibile direttamente da parte del beneficiario della detrazione stessa e l’esclusione di alcune abitazioni impropriamente considerate di lusso. Invitiamo a ripensarci.
- Il credito d’imposta per gli affitti non abitativi è una misura utile perché risponde al principio secondo il quale per salvare un’attività economica va tutelato il rapporto di locazione sottostante. Va però potenziata, ampliando il numero di mensilità di canone sostenute dallo Stato. E deve essere accompagnata da interventi per aiutare la ripresa, a cominciare dalla cedolare secca sugli affitti commerciali.
- Del tutto inaccettabile è la norma che impone ai proprietari privati di immobili affittati come palestre e piscine di dimezzare il canone stabilito in contratto per i mesi da marzo a luglio 2020. In assenza di tutele nel Parlamento, auspichiamo che a ristabilire l’equità sia la Corte costituzionale.
- L’estensione sino al 31 dicembre 2020 del blocco degli sfratti – che riguarda situazioni che nulla hanno a che fare con la pandemia – è una norma di una gravità inaudita, che sta mettendo in ginocchio migliaia di famiglie (come testimoniano le segnalazioni che continuano ad arrivare a Confedilizia) e che avrà effetti depressivi incalcolabili sul mercato immobiliare. Il Governo e il Parlamento dovrebbero ammettere di aver commesso un errore e porvi rimedio.
Roma, 16 luglio 2020
UFFICIO STAMPA