Se dovessimo giudicare il Governo Draghi dal primo atto che ha riguardato il nostro settore, non ci sarebbe da stare allegri. Appena insediatosi, infatti, per bocca del Ministro per i rapporti col Parlamento Federico D’Incà, ha reso vano un accordo che era stato raggiunto alla Camera, in sede di conversione in legge del decreto “Milleproroghe”, per limitare il blocco degli sfratti, promettendo di intervenire direttamente nella direzione auspicata dalla maggioranza.
Al momento di licenziare in tipografia questo numero di Confedilizia notizie, non sappiamo ancora se l’impegno sarà mantenuto, nonostante siano già trascorse due settimane dal momento in cui è stato assunto. Se così non sarà, il segnale sarà pessimo.
Ma il nuovo Esecutivo dovrà mostrare il suo volto anche su altri aspetti di fondamentale importanza.
Il primo è quello delle misure di sostegno all’economia in crisi. Insieme con Confcommercio, Confedilizia ha sin da subito sostenuto la validità del credito d’imposta per gli affitti commerciali, in favore del conduttore ma cedibile al locatore, quale misura per proteggere le attività economiche anche attraverso la tutela dei rapporti di locazione ad esse sottostanti. La conferma e l’estensione di questo intervento sono fortemente auspicabili.
Il secondo fronte è quello della tassazione. Nel suo discorso alle Camere per la richiesta della fiducia – finora l’unica esternazione del Presidente del Consiglio – Mario Draghi ha manifestato l’intenzione di procedere a una riforma fiscale, a partire da un intervento sull’Irpef. Ebbene, si tratta di una partita fondamentale. Gli immobili continuano a essere l’oggetto principale delle attenzioni non benevole di tanti, a partire dai propugnatori della tesi della necessità di spostare le tasse anziché ridurle. Ed è noto a tutti che di questa squadra di nemici del mattone fa parte a pieno titolo anche quella Commissione europea dai cui umori dipende anche la concessione dei fondi del Recovery Plan.
Occorre tenere gli occhi bene aperti, dunque. Anche perché negli ultimi tempi è finita sotto attacco anche la cedolare secca sugli affitti abitativi, nonostante la sua riconosciuta efficienza sia in termini di estensione dell’offerta abitativa – che è ora a rischio di fortissima riduzione a causa della sfiducia generata negli investitori e nei risparmiatori dal blocco generalizzato degli sfratti – sia in termini di riduzione dell’evasione fiscale. Giova, al proposito, riportare quanto da ultimo evidenziato nella “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” allegata alla Nota di aggiornamento 2020 al documento di economia e finanza (Nadef) nel commentare gli effetti di una misura che “ha coniugato semplificazione e riduzione del peso fiscale”. L’introduzione della cedolare – rileva il rapporto – ha determinato “un cambiamento nei comportamenti dei contribuenti, orientati verso una maggiore compliance fiscale. A seguito di questo mutamento di comportamento, nonostante l’introduzione dell’aliquota ridotta, il gettito derivante da locazioni non ha presentato flessioni di rilievo nel corso del tempo”. Ma ai nemici dell’immobiliare non basta.
g.s.t.
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da Confedilizia notizie, marzo ’21
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