«Secondo l’Istat, in Italia sono 1,43 milioni gli edifici residenziali con più di cinque unità immobiliari». Sono gli edifici interessati dalle nuove norme tecniche sulla prevenzione incendi, la cui applicazione comporterà un esborso «che può facilmente arrivare a 3 miliardi-3 miliardi e mezzo, anche se su questa cifra ci sono ancora molte variabili che non sono state definite».
A parlare è Michele Vigne – vicepresidente di Confedilizia e responsabile del coordinamento tecnico in seno all’associazione – che sta seguendo in prima persona il dossier “prevenzione incendi”. Vigne ha partecipato alla riunione del comitato centrale tecnico-scientifico per la prevenzione incendi del 24 aprile scorso in cui è stata approvata la proposta dell’aggiornamento del decreto del ministero dell’Interno n.246 del 1987. L’aggiornamento consiste nell’introduzione di nuove regole sulla gestione del rischio incendi, più “dinamica”, per così dire, rispetto alle prescrizioni di trenta anni fa. Regole che avranno un impatto su tutti gli edifici residenziali alti più di 12 metri. Praticamente la quasi totalità dei condomini italiani. L’adeguamento dovrà essere valutato e approvato dall’assemblea condominiale e rappresenterà un’ulteriore voce di spesa per i condòmini. Ma anche una nuova occasione di lavoro per i professionisti tecnici specializzati: architetti, ingegneri, geometri o periti.
Dottor Vigne, quanto costerà questo adeguamento?
Se ipotizziamo un costo medio tra 1.500 e 2.000 euro per edificio si fa presto ad arrivare a 3 miliardi-3,5 miliardi, considerando che ci sono circa 1,43 milioni di edifici di oltre cinque unità immobiliari. Ma è comunque una stima molto approssimata: i costi unitari possono oscillare anche di molto. E poi ci sono ancora molte variabili ancora aperte.
Quali?
Prima di tutto i tempi di attuazione delle nuove regole, che ancora non si conoscono perché saranno indicati nel decreto del ministero dell’Interno, di prossima emanazione, che approva le regole tecniche. Poi c’è da tenere conto della grande varietà di tipologia degli edifici in Italia, principalmente tra il nord e il sud del Paese. Anche su questo stiamo lavorando, raccogliendo informazioni dalle nostre 200 sedi territoriali, ma ovviamente serve tempo.
E poi?
E poi soprattutto i costi dipenderanno da quanto saranno standardizzate le modalità applicative delle nuove regole, in particolare per gli edifici più piccoli, quelli fino a 24 metri di altezza, sui quali fino ad oggi non era richiesto il certificato di prevenzione incendi. Si tratta della maggioranza dei condomini italiani per i quali l’adeguamento avrà un maggiore impatto. In questo senso, è molto importante che ci siano indicazioni standardizzate per adeguarsi. Vorrei ricordare che i costi dell’adeguamento non sono a carico degli inquilini, ma ricadono esclusivamente sui proprietari. Come Confedilizia, abbiamo chiesto che, in occasione dell’emanazione della circolare applicativa, vengano fornite indicazioni standard e anche un format di riferimento, in modo da contenere il più possibile i costi, senza ovviamente rinunciare alla sicurezza. Ci è stato risposto positivamente, ma per valutare il reale impatto economico occorrerà vedere la circolare.
Che significa standardizzazione?
Crediamo sia utile un format il più possibile standard, che contenga, per esempio, l’indicazione delle vie di fuga, la piantina dell’edificio e tutte le misure minime per assicurare la corretta gestione della sicurezza.