Secondo l’analisi Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) l’aumento dei tassi d’interesse sulle rate dei mutui a tasso variabile è del 43%: chi pagava nel 2021 una rata di circa 500 euro al mese oggi paga 715 euro
Cosa c’entra Lucio Battisti con Christine Lagarde? Queste due figure così lontane, impensabili da vedere citate contemporaneamente nella stessa frase, le ritroviamo inaspettatamente accostate leggendo, in questi giorni, gli ultimi aggiornamenti sulla maratona di rialzo dei tassi di interesse decisa della BCE. Ecco, punto per punto, cosa sta succedendo e cosa ci dobbiamo aspettare se abbiamo acceso un mutuo a tasso variabile.
La Banca Centrale Europea ha deciso di continuare a seguire la “linea dura” e di non fare sconti al piano per portare l’inflazione in Europa al 2%. Per questo, recita il bollettino economico dell’istituzione incaricata dell’attuazione della politica monetaria in Europa, è previsto un ulteriore aumento dei tassi d’interesse in “misura significativa e a un ritmo costante” per mantenerli su livelli “sufficientemente restrittivi”.
Quindi Sonnemannstrasse, dopo l’aumento dei tassi di 50 punti base dello scorso 2 febbraio, ha in serbo ulteriori incrementi: il primo di altri 50 punti base entro marzo a cui seguirà un aumento finale di 25 punti base a maggio. Un pacchetto di rialzi al costo del denaro che rappresenta la più aggressiva azione di inasprimento nella storia della BCE.
2.3.2023
Ma Lucio Battisti? Ebbene a scomodare Lucio Battisti ci pensa Fabio Panetta, già direttore generale di Bankitalia e membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, che intervenendo giovedì 16 febbraio nel corso di un evento al Centre for European Reform a Londra, ha scelto le suggestive parole di una famosa canzone del cantautore italiano per ammonire e richiamare l’attenzione della Banca Centrale Europea sui rischi di una stretta eccessiva alla circolazione del denaro.
Per Fabio Panetta quello che la BCE non deve fare, nel contrastare l’inflazione, è nientemeno che “non guidare come un pazzo a fari spenti nella notte”: non poteva essere più chiaro di così l’economista italiano nel lanciare il suo avvertimento alla numero uno della BCE, Christine Lagarde. Ma cosa suggerisce Panetta e, precisamente, quale aspetto dell’atteggiamento da “falco” della prima donna alla guida della Banca Centrale Europea, non lo trova d’accordo?
Prima di tutto è necessario fare il punto e fornire un’istantanea dello stato dell’arte delle azioni della BCE per contrastare l’inflazione galoppante che, principalmente a causa dello shock economico seguito all’invasione russa dell’Ucraina, ha raggiunto in Europa, a luglio 2022, il livello record con un tasso inflazionistico annuale del 9,8%. Un anno prima il tasso era del 2,5%. A gennaio 2023 la spinta inflazionistica si attesta invece all’8,5%.
2.3.2023
Nel 2022 la Banca Centrale Europea ha annunciato diversi aumenti dei tassi di interesse spalmati sul 2023. Il primo aumento dei tassi è avvenuto il 21 luglio 2022 quando la BCE ha aumentato i tassi di interesse dello 0,50%, il primo aumento dei tassi in oltre dieci anni. La decisione, inaspettata, è stata vista dai Paesi membri e dalle banche centrali europee come una extrema ratio in risposta all’aumento dei livelli di inflazione.
Il secondo rialzo dei tassi è stato annunciato l’8 settembre 2022, quando la BCE ha aumentato i tre tassi di interesse di riferimento di 75 punti base per frenare la domanda di liquidità e mettersi al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa.
Ma non è finita qui, il terzo rialzo dei tassi è avvenuto il 27 ottobre 2022, in questa data la BCE ha nuovamente aumentato i tassi di interesse di 75 punti base, portando il tasso di riferimento al 2,25%.
Il quarto rialzo dei tassi è stato deciso il 15 dicembre 2022, anche qui 50 punti base. Fino all’ultimo rialzo, del 2 febbraio 2023 con altrettanti 50 punti base. Finita qui? No, Francoforte fa sapere che ne seguiranno altri due, il primo della medesima entità a marzo e il secondo di 25 punti base a maggio.
2.3.2023
L’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse sul costo dei mutui
Questi aumenti dei tassi hanno un deciso impatto sul costo dei prestiti, in particolare per coloro che hanno un mutuo a tasso variabile i quali vedranno aumentare i loro pagamenti mensili. È vero che i rialzi dei tassi mirano a ridurre l’inflazione ed evitare che vada fuori controllo ma, nel farlo, rischiano anche di rallentare la crescita economica e di far gravare sui cittadini e sui risparmiatori, già gravati dall’inflazione stessa, il costo dell’operazione per contenerla. Non solo, non mettendo un freno a questa isteria da inflazione, si rischia di fiaccare e rendere vana quella porzione di crescita scampata alla recessione.
Infatti le previsioni intermedie d’inverno 2023 prevedono una crescita dello 0,8% nell’Ue e dello 0,9% nella zona euro per il 2023, ovvero rispettivamente 0,5 e 0,6 punti percentuali in più rispetto alle previsioni d’autunno.
Fabio Panetta quindi mette in guardia dai rischi di fare il passo più lungo della gamba concentrandosi solo sui rischi inflazionistici e ricordando a Francoforte che è necessario proteggere e incentivare anche la crescita. Vale la pena di riportare un estratto dello speech dell’economista italiano:
“In un tale contesto non è più necessario porre enfasi unicamente sui rischi inflazionistici al fine di evitare gli scenari peggiori. Occorre invece considerare il rischio che la stretta monetaria risulti eccessiva, oltre all’eventualità che la nostra azione possa rivelarsi insufficiente. Dobbiamo procedere con gradualità, al fine di evitare costi eccessivi per l’economia reale. Questo non significa che non agiremo con decisione nella nostra lotta all’inflazione. Significa che ci muoveremo con decisione nella giusta direzione. Non dobbiamo guidare come un pazzo a fari spenti nella notte”.
2.3.2023
La linea dura di Lagarde non frena la voglia di casa degli italiani
Ma le conseguenze della presa di posizione di Francoforte, per cui l’unica soluzione possibile è quella di far diventare il denaro sempre più pesante, iniziano a farsi sentire e gravano sui risparmi e sul futuro dei cittadini. Rendendo, tra le altre cose, l’obiettivo di avere una casa di proprietà non più un diritto, ma una conquista.
Per la precisione le rate dei mutui a tasso variabile, dal 2021, sono cresciute in media del 43%. A precisarlo è la Fabi nel dossier “Mutui e credito al consumo: l’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla BCE e gli effetti sui prestiti alle famiglie”.
Qui sotto nello specchietto riassuntivo i punti essenziali del report Fabi.
· Le rate dei vecchi mutui a tasso fisso, cioè quelli erogati fino alla fine del 2021/inizio 2022, non cambiano e restano intatte fino al termine del piano di rimborso. · Le rate dei mutui a tasso variabile sono cresciute in media del 43% dal 2021: vuol dire che chi pagava una rata di circa 500 euro al mese, oggi paga 715 euro. · I nuovi mutui a tasso fisso sono passati da un interesse medio di circa l’1,8% a anche oltre il 4% con le rate mensili che possono risultare sulla base delle offerte delle banche anche raddoppiate. · I nuovi mutui a tasso variabile sono arrivati al 2,8%, dallo 0,6% di fine 2021: vuol dire che per un prestito da 150.000 euro, della durata di 20 anni, la rata mensile oggi è di 825 euro, ben 160 euro in più (+24%) rispetto a quella che si sarebbe ottenuta un anno fa, ovvero 665 euro. · Per un mutuo a tasso fisso da 200.000 euro di 25 anni (il tasso medio applicato dalle banche raggiunge oggi il 3,9% dallo 0,6% di fine 2021), la rata mensile è di 1.056 euro, mentre per un prestito da 100.000 euro, sempre di 25 anni, la rata mensile è, invece, di 517 euro. |
Dato il contesto, assolutamente non ideale per decidere di comprare casa, verrebbe da congetturare che l’inizio della corsa al rialzo dei tassi abbia portato a una contrazione della domanda di mutui, tuttavia non è così, infatti il rialzo dei tassi frena ma non arresta il comparto sottolineando la “voglia di casa” degli italiani. Nel terzo trimestre 2022 le compravendite residenziali, come mostra la Bussola Mutui di Crif, sono cresciute del +1,7% rispetto al corrispondente trimestre 2021.
L’auspicio è che Christine Lagarde ascolti il suggerimento di Panetta di moderare la portata dei rialzi, per limitare la “perdita di reddito reale dei lavoratori” e predisporre “un aggiustamento più affinato dei rialzi che non freni l’attività economica” ma anche, aggiungiamo, affinché chi sostiene il mutuo già al limite delle sue capacità reddituali non debba arrivare fino al punto di dichiarare, per dirla con Lucio Battisti, “vendo casa”.
2.3.2023