Nel 1883 sorse a Genova l’”Associazione fra i proprietari” e, poi, altre Associazioni sorsero in Comuni minori, come Rivarolo e Cornigliano nel genovese. A Milano, l’Associazione della proprietà edilizia venne fondata nel 1893. Ma Associazioni fiorirono anche nelle zone italiane soggette all’impero asburgico: a Zara già dal 1890, a Pola dal 1895 mentre a Trieste un’Associazione risultava costituita nel 1897, formalmente riconosciuta dall’imperial-regio Luogotenente. Fu poi la volta di Bari (1904), di Como (1908) e anche di Venezia (1913) e Napoli (1913). Nel 1908 l’Associazione di Verona costituiva dal canto suo un Collegio di arbitri conciliatori per vertenze fra associati e terzi.
Tra la fine dell’Otto e l’inizio del Novecento, la nascita delle organizzazioni dei proprietari di casa (nel 1905 si diede vita, a Milano, anche ad una “Banca proprietari case”) ebbe alla base due forti motivazioni, l’una più immediata e concreta, l’altra più generale. Da un lato si trattava di fornire alcune prestazioni utili alla categoria dei proprietari: servizi di natura sindacale, consulenze di professionisti, facilitazioni per le forniture di gas, energia elettrica, acqua e materiali di consumo come il carbone (anche attraverso sconti concessi dalle società private erogatrici dei servizi). Dall’altro lato si avvertiva il bisogno di costituire organismi che tutelassero gl’interessi più generali, politici in senso lato, dei proprietari: non solo della grande proprietà immobiliare, ma anche – e anzi in primo luogo – del medio e soprattutto piccolo proprietario.
La funzione delle Associazioni di proprietari di casa mirava quindi ad avere un valore civile, fra l’altro inserendosi nel più ampio movimento di organizzazione della società, in atto nell’ultimo Ottocento.
Molte Associazioni divulgavano bollettini che riportavano sentenze della magistratura, notizie sociali, annotazioni relative a problemi locali, in particolare polemiche nei confronti (specie delle spese, spesso giudicate non necessarie o, comunque, inopportune) delle Amministrazioni municipali, che apparivano il più immediato contraltare delle Associazioni stesse, vuoi per ragioni di imposizione fiscale (soprattutto per quanto concerneva le sovrimposte) vuoi per le competenze in capo ai Comuni in tema di edilizia e urbanistica.
Nel 1884, l’Associazione di Genova sottolineava come le sue finalità fossero, non tanto di assicurare agli iscritti una base cui rivolgersi per la risoluzione dei loro particolari problemi o per ottenere consulenze (per il che, potevano già disporre di propri avvocati e di propri tecnici), ma piuttosto di intervenire, con la forza della voce comune della categoria, sui grandi problemi del momento che la potevano riguardare. Dicevano le “dichiarazioni programmatiche” dell’Associazione per quell’anno che “gli strilli, gli urli, i reclami isolati, non avevano mai apportato gli utili effetti che diedero le voci riunite”, a dimostrazione di come l’azione di una “intera associazione” ed i “reclami avanzati da un sodalizio imponente per numero di associati ed entità di interesse” avesse già portato a risultati di riguardo nei confronti dell’Autorità.
L’azione incessante svolta, dalle prime Associazioni sorte, per un nuovo catasto (e la conseguente perequazione tributaria), in merito al problema ecologico (con riguardo alla tutela delle acque) e – ancora – per la risoluzione delle questioni urbanistiche nate con la continua espansione delle città, determinò l’immediato proliferare delle organizzazioni della proprietà immobiliare in ogni parte del territorio nazionale ed il loro radicarsi nelle varie realtà locali.
E, ben presto, queste Associazioni sentirono l’esigenza di un Coordinamento nazionale. Fu così che il 17 ottobre 1915, a Milano, venne fondata la “Federazione fra le Associazioni dei Proprietari di case”, presenti – in rappresentanza delle Associazioni fondatrici – i delegati delle sedi di Alessandria, Bologna, Cagliari, Como, Cremona, Firenze, Genova, Livorno, Mantova, Milano, Monza, Napoli, Pavia, Rivarolo ligure, Roma, Torino, Venezia e Verona. Piacenza si aggiunse due anni dopo (1917).
Da quel momento, Confedilizia – pur avendo registrato qualche mutamento di nome (venne, infatti, inserita nelle strutture corporative durante il fascismo e fu ricostituita nel 1945) – ha rappresentato e rappresenta la categoria dei proprietari di immobili (in rappresentanza esclusiva dei quali stipula coi Sindacati confederali il relativo contratto collettivo di lavoro), difendendo la proprietà privata nell’ambito di un libero mercato ed avendone sempre presente la funzione non solo economica e sociale, ma anche – e soprattutto – etica e civile.
L’hanno presieduta – dal 1915 – Alberto Stucchi, Enrico Parisi, Giulio Barluzzi, Giovanni Ciraolo, Ernesto d’Albergo, Angelo Cerica, Pietro Micara, Luigi Zuppante, Gianfilippo Delli Santi, Attilio Viziano e Corrado Sforza Fogliani. L’attuale presidente è Giorgio Spaziani Testa.
Oggi Confedilizia è articolata sull’intero territorio nazionale in oltre 200 sedi e ad essa aderiscono proprietari (anche della sola casa di abitazione), condominii, condòmini singoli e investitori istituzionali quali compagnie di assicurazione, banche, casse pensioni, istituti previdenziali e società immobiliari di rilevanza nazionale.
Proseguendo incessantemente nel suo cammino, e nel suo rafforzamento, Confedilizia può ben dire di rappresentare un punto di riferimento – preciso e certo – per la proprietà immobiliare (per tutti, per gli investitori istituzionali come per milioni e milioni di singoli proprietari e condòmini), di cui non ha mai tradito le aspirazioni e gli obiettivi concreti così come i valori (di libertà e di indipendenza, nell’onestà) che indiscutibilmente la caratterizzano.