Correggere la norma sugli sfratti inserita nel decreto sostegni, evitando la proroga oltre il 30 giugno delle esecuzioni riguardanti morosità antecedenti alla pandemia, e disporre la cancellazione dell’Imu per i proprietari interessati. È quanto ha chiesto Confedilizia al Governo per rispondere alle istanze di giustizia di migliaia di famiglie che da un anno e mezzo vedono impedita per legge l’esecuzione dei provvedimenti giudiziari che imponevano la restituzione di immobili abusivamente occupati e dai quali, evidentemente, non possono più trarre un reddito.
Lo scorso 23 febbraio – ricorda Confedilizia – il Governo si è impegnato, attraverso un ordine del giorno approvato alla Camera dei deputati, a: 1) intervenire sui termini di scadenza del blocco “distinguendo tra le situazioni di morosità pregressa e successiva rispetto all’insorgenza della crisi pandemica”; 2) “prevedere forme di ristoro economico o di agevolazione fiscale in favore dei proprietari degli immobili interessati”.
In sede di conversione in legge del “decreto sostegni” è stato approvato, in prima lettura, un emendamento che dispone che la sospensione dell’esecuzione sia prorogata: al 30 settembre 2021, per i provvedimenti di rilascio adottati dal 28 febbraio 2020 al 30 settembre 2020; al 31 dicembre 2021, per i provvedimenti di rilascio adottati dall’1 ottobre 2020 al 30 giugno 2021. Il 30 giugno 2021, di conseguenza, terminerebbe il blocco per i casi rimanenti.
La soluzione individuata in Senato non è tale da vedere rispettato l’impegno assunto dal Governo in Parlamento in merito alle tempistiche di sblocco. Il provvedimento di rilascio, infatti, giunge al termine di un iter giudiziario che dura diversi mesi, con la conseguenza che la proroga al 30 settembre, ma persino quella al 31 dicembre, riguarderebbe morosità pregresse rispetto all’insorgere della pandemia. Ad avviso di Confedilizia si impone, dunque, un nuovo intervento normativo.
Analogamente, Confedilizia si aspetta che il Governo voglia dar seguito anche all’altro impegno assunto in Parlamento, cessando di far sostenere tutto il peso economico (e sociale) del blocco sfratti ai proprietari, i quali in molti casi hanno investito i loro risparmi nell’acquisto dell’immobile (sovente ricorrendo pure a un mutuo) per potervi abitare oppure per darlo in uso a un familiare.
A tale ultimo scopo – rileva la Confederazione della proprietà immobiliare – la misura minima di ristoro che si possa ipotizzare per i proprietari è la cancellazione almeno dell’Imu dovuta per il 2021 (dopo che quella relativa al 2020 è stata pretesa). Fermo restando che – evidentemente – equità vorrebbe che si provvedesse altresì all’erogazione di adeguate somme a titolo risarcitorio.
Roma, 12 maggio 2021
UFFICIO STAMPA