L’introduzione, in tema di incentivi per interventi sugli immobili, dell’obbligo di qualificazione Soa per le imprese che eseguono lavori di importo di poco superiore a 500mila euro costituisce l’ennesimo orpello burocratico e un ulteriore ostacolo alla riqualificazione e alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio privato.
È quanto evidenzia Confedilizia commentando l’emendamento approvato, in sede di conversione in legge del c.d. “decreto energia” (d.l. n. 21/2022), dalla Commissione Finanze e Attività Produttive del Senato, oggi all’esame dell’Aula. Emendamento che impone ai committenti, ai fini del riconoscimento della quasi totalità degli incentivi fiscali legati al settore edilizio (non solo il superbonus, dunque), la necessità, nel 2023 (con le tempistiche indicate nella norma), di avvalersi – per appalti e subappalti di valore superiore a 516mila euro – di imprese in possesso di una speciale certificazione fornita da appositi enti.
Per la Confederazione della proprietà edilizia, imporre un tipo di certificazione del genere – finora richiesta solo per gli appalti pubblici – avrà l’effetto di ridurre ancor di più il numero delle imprese alle quali affidare i lavori, con la conseguenza che molti proprietari non avranno più la possibilità di intervenire sui loro immobili.
Già – osserva la Confedilizia – la stretta sulla possibilità di cessione del credito ha ingessato il settore, con proprietari di casa che non sono più in grado di trovare imprese disposte ad eseguire i lavori. Ora questa ulteriore novità rischia di affossare completamente ogni aspettativa di rilancio dell’economia legata all’immobiliare.
Roma, 10 maggio 2022
UFFICIO STAMPA