La conferenza organizzativa 2024 della Confedilizia è stata una nuova occasione per cementare il rapporto fra gli uomini e le donne che in tutta Italia assistono, consigliano, tutelano e difendono i proprietari di immobili. È stata anche, naturalmente, una due giorni di aggiornamenti e approfondimenti che ha permesso ai dirigenti delle nostre Associazioni territoriali di concentrare la propria attenzione su temi e questioni di estrema attualità e interesse.
La Confedilizia c’è, è forte, radicata nel territorio, autorevole, libera, indipendente. Dobbiamo esserne orgogliosi e dobbiamo fare ogni sforzo perché la sua base associativa continui a crescere. Come ha ben argomentato Carlo Lottieri nel libro che ha inaugurato la collaborazione della Confedilizia con la casa editrice Liberilibri (cfr. Cn dic. ’23), la proprietà è costantemente – e sempre più – “sotto attacco”. Occorre, quindi, difenderla da chi la minaccia. E per farlo vi è bisogno di un numero sempre maggiore di iscritti alle Associazioni territoriali della Confedilizia, per rendere le nostre fondamenta sempre più solide.
Un esempio? Con una sentenza diffusa alla fine del mese di febbraio, la Corte costituzionale ha dichiarato la “non fondatezza” delle questioni di legittimità costituzionale dell’art. 633 del codice penale (reato di invasione di terreni o edifici) nella parte in cui si applica anche all’invasione a scopo abitativo di edifici in stato di abbandono da più anni. Ha detto, insomma, che entrare in un immobile senza il consenso del proprietario è sempre giusto che sia un reato punito dal codice penale.
Ma perché ha dovuto dirlo? Perché il Tribunale di Firenze aveva emesso un’ordinanza nella quale sosteneva – tra l’altro – che, “se è forse legittimo accordare comunque una tutela sul piano civilistico ai proprietari di immobili lasciati in stato di abbandono contro eventuali occupazioni abusive, appare irragionevole perseguire queste ultime anche penalmente”, precisando che “pare irragionevole incriminare la condotta di chi – per soddisfare un bisogno fondamentale, oggetto di un diritto inviolabile che il nostro Stato democratico dovrebbe garantire – occupi un immobile (eventualmente anche a destinazione teorica abitativa, come nel caso di specie), ma concretamente lasciato dal proprietario da anni in stato di abbandono”. L’ordinanza così proseguiva: “In tal caso, infatti, il Legislatore – anziché bilanciare congruamente gli interessi in gioco ed in particolare assicurare che la proprietà privata abbia una funzione sociale e operarsi per impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione – accorda una tutela cieca e incondizionata al diritto di proprietà, a discapito del diritto all’abitazione, anche in ambito penale, ove le norme dovrebbero tutelare i valori essenziali della società e limitarsi agli interventi più necessari, venendo in rilievo la libertà delle persone”.
Stavolta è andata bene. Ma l’ordinanza di Firenze rende chiaro qual è il clima in Italia e non solo e quanto il diritto di proprietà sia – come si diceva – “sotto attacco”.
gst
da Confedilizia notizie, marzo ’24
Confedilizia notizie è un mensile che viene diffuso agli iscritti tramite le Associazioni territoriali della Confederazione.