La decisione del Governo di bloccare, con il Decreto Legge n.11/2023 del 16 febbraio, la cessione dei crediti e lo sconto in fattura per tutti i bonus fiscali, incluso il superbonus 110%, può mettere in crisi non solo il settore immobiliare, ma l’intero sistema economico del Paese.
La ragione? La spiegano i numeri: il provvedimento interessa decine di migliaia di cittadini, famiglie e professionisti indebitati, 115mila cantieri di ristrutturazione aperti in tutta Italia, 170mila lavoratori e oltre 30mila aziende e se consideriamo anche l’indotto i numeri raddoppiano.
A sottolineare la portata del problema e a porre in primo piano questi numeri, all’indomani della decisione dell’esecutivo di tirare il freno a mano sugli incentivi, sono in primis la Confederazione Italiana Proprietà Edilizia (Confedilizia) e Ance (Associazione nazionale costruttori edili).
Ma qual è la ragione che ha portato Palazzo Chigi a prendere la decisione di bloccare la cessione dei crediti per chi decide di ristrutturare casa? Semplice: l’allarme deficit, ovvero il timore per un disavanzo tra entrate e uscite “fuori controllo” e pronto a trasformarsi in debito pubblico.
8.3.2023
Prima di approfondire le criticità soffermiamoci sui benefici: il superbonus 110% e gli altri incentivi, come l’ecobonus e il sismabonus, sono fondamentali per favorire gli investimenti sul patrimonio edilizio e aumentarne così valore, sicurezza e sostenibilità e allo stesso tempo contribuire al benessere economico del Paese e alla sua competitività.
Anche in questo caso i numeri dicono tutto: l’Istat, nel documento “PIL e indebitamento della PA nel 2022”, mette nero su bianco che il settore delle costruzioni è cresciuto, nel 2022, del 10,2% e ha registrato notevoli aumenti del valore aggiunto (il valore della produzione al netto dei costi) pari a un rotondo +27%. E anche l’occupazione ne ha tratto beneficio (e che beneficio!): +18%.
Ancora: il report di Enea afferma che, al 31 dicembre 2022, gli investimenti ammessi a detrazione per il superbonus 110% ammontano a 62,5 miliardi di euro e che è la Lombardia a fare la parte del leone, con 10,84 miliardi di investimenti ammessi a detrazione nel 2022. Seguono Veneto, 6,1 miliardi di agevolazioni, e Lazio, 5,67 miliardi.
8.3.2023
Di quanto è cresciuto il PIL grazie all’edilizia?
Ma quanto hanno inciso il superbonus e gli altri incentivi all’edilizia sulla crescita del PIL? Torniamo ai numeri: attraverso l’indagine conoscitiva sui crediti d’imposta di Bankitalia è possibile calcolare come, in due anni, le spese attivate dal superbonus, quelle con valore strutturale, sono nell’ordine dei 23 miliardi di euro.
Quindi, dal momento che dal 2020 il PIL è aumentato a 1.910 miliardi il contributo dell’edilizia al Prodotto Interno Lordo, da quando il superbonus è entrato in vigore, è nell’ordine dell’1,2%.
Un apporto più ampio di quello stimato dal Centro Studi di Confindustria il 13 maggio 2021, secondo il quale l’apporto positivo si sarebbe fermato all’1%.
8.3.2023
Superbonus e deficit: la differenza tra crediti pagabili e crediti non pagabili
Veniamo ora al deficit e partiamo dal punto fondamentale ovvero la nuova modalità con la quale viene contabilizzato il bonus per l’edilizia; modalità recepita dal nostro Paese dopo le modifiche di Eurostat al Manual on government deficit and debt, che indica come contabilizzare correttamente questo tipo di bonus.
Secondo le nuove regole, i 71,7 miliardi di oneri per lo Stato legati al superbonus (cifra calcolata a fine gennaio 2023 da Enea) non possono più essere distribuiti su più bilanci annuali e, soprattutto, non possono essere più trasformati in crediti fiscali “non pagabili” o “perdibili”. Cosa vuol dire?
Prima lo Stato rimborsava le spese sostenute da imprese e cittadini tramite il credito d’imposta che, se eccedeva l’imponibile del contribuente, non veniva, appunto, pagato. E ora?
Adesso l’onere dello Stato deve essere sempre “pagabile” ovvero “esigibile”, ma lo Stato non ha soldi a sufficienza per coprire tutti i crediti d’imposta di imprese e cittadini a meno che non decida di aumentare il debito pubblico, decisione, evidentemente, impossibile da prendere dato il livello astronomico del debito italiano.
Quindi d’ora in poi potrà accedere al superbonus solo chi ha la capacità reddituale per portare tutte le spese in detrazione, dal momento che la possibilità di cedere i crediti è stata bloccata.
Per questo è cruciale l’appello al Governo fatto da Confedilizia, che va a supportare tutte le famiglie e le imprese che, senza nessun preavviso, si sono ritrovate a dover sostenere le spese per i lavori senza poter accedere a nessun incentivo. Secondo le stime i crediti incagliati, ovvero quelli bloccati nei cassetti fiscali perché non possono più essere ceduti al sistema bancario, sono 19 miliardi di euro.
La vera emergenza, dice Confedilizia, è quella di sbloccare questi crediti; non abbandonare chi ha già cominciato i lavori con CILA “S” posteriore al 16 febbraio, e tenere alta l’attenzione su questa crisi degli incentivi all’edilizia affinché il Governo apporti delle modifiche al decreto “stronca bonus”.
8.3.2023
- CONSENTIRE fino al 30 aprile 2023 l’utilizzo della cessione del credito e dello sconto in fattura.
- MANTENERE tale meccanismo per gli interventi nelle unità immobiliari indipendenti, che riguardano nel 2023 le famiglie a basso reddito.
- PERMETTERE l’utilizzo del superbonus al 110 o al 90 per cento anche per le spese sostenute fino al 30 giugno 2024.
- MIGLIORARE il sistema della detrazione fiscale (conversione della detrazione in credito d’imposta: riporto in avanti delle quote non usufruite).
- PREVEDERE forme di cessione del credito e sconto in fattura per gli interventi di miglioramento sismico e di eliminazione delle barriere architettoniche.
Soluzioni indispensabili per evitare l’emergenza sociale ridare dignità a una misura che non va liquidata ma, entro le possibilità, ridisegnata affinché possa continuare a trainare l’economia del Paese, la sicurezza e il valore del patrimonio immobiliare italiano.
8.3.2023