Direttiva “case green”, bisogna trovare soluzioni più intelligenti
L’Europa ha deciso di correre, senza guardarsi indietro, verso la neutralità climatica. La sfida di Bruxelles è centrare l’obiettivo “net-zero” entro il 2050 e per riuscirci è necessario abbattere, entro il 2030, le emissioni climalteranti del 55% rispetto ai livelli del 1990.
Non proprio un gioco da ragazzi se si considera che in vent’anni, dal 1990 al 2020, le emissioni nell’Unione europea si sono ridotte di circa il 20%. Ora si vuole triplicare, in un terzo del tempo. Va da sé che per raggiungere questo risultato, che dire ambizioso è un eufemismo, bisogna intervenire in maniera profonda (anche) sull’efficientamento energetico del parco immobiliare Ue. Il 75% è, secondo la Commissione europea, inefficiente dal punto di vista energetico.
30.3.2023
Tutte le criticità della direttiva “case green”
La cosiddetta direttiva “case green” punta proprio a questo: l’Energy Performance of Building Directive (questo il nome ufficiale del provvedimento) vuole portare gli edifici residenziali europei in classe energetica “E” entro il 2030 e in quella “D” entro il 2033.
E non tutti sono d’accordo; non sull’obiettivo di ridurre le emissioni, ovviamente, quanto piuttosto sui tempi e sui modi, tanto è vero che quando è stata votata al Parlamento europeo ci sono stati 343 favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti.
Come mai tanti voti contrari? Lo ha spiegato bene la deputata tedesca del PPE Angelika Niebler membro della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE): “Basta cercare di realizzare la transizione ecologica con i divieti e la coercizione. Bisogna trovare soluzioni più intelligenti”.
30.3.2023
Direttiva “case green”: perché la situazione italiana è emblematica
E in Italia? Secondo le stime Enea il 74% delle abitazioni italiane, ovvero 11 milioni di edifici, appartiene a classi energetiche inferiori alla “D”; nello specifico il 34% in “G”, il 23,8% in “F” e il 15,9% in “E”. Numeri che mostrano l’impossibilità materiale di intervenire nella finestra temporale prestabilita da Strasburgo.
Per l’Italia, Paese che vanta uno dei tassi di proprietà della casa più alti d’Europa con circa il 70% dei cittadini che possiedono la casa o l’appartamento in cui vivono la Direttiva rischia di trasformarsi, come sottolinea il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, “in una patrimoniale occulta” che andrebbe a colpire in particolar modo le famiglie meno agiate obbligandole a indebitarsi per sostenere i costi degli interventi stimati dal Codacons tra i 35 e i 60mila euro ad abitazione. O, in alternativa, assistere alla svalutazione del frutto dei loro risparmi, calcolata fino al 40%.
30.3.2023
Riqualificazione, la priorità dovrebbe andare agli interventi antisismici
L’Italia ha una lunga storia di terremoti distruttivi, ed è pertanto comprensibile che la priorità principale del Paese dovrebbe essere la riqualificazione antisismica degli edifici.
Questa scelta si basa sulla consapevolezza che un nuovo forte terremoto potrebbe causare non solo danni materiali, ma anche perdite di vite umane. Gli edifici costruiti prima degli anni ’70, spesso non sono in grado di resistere ai terremoti e per questo motivo dovrebbero essere sottoposti, il prima possibile, a interventi per il rinforzo strutturale.
La riqualificazione energetica degli edifici, invece, rimane certo una priorità importante ma in questo momento assume un ruolo di secondo piano rispetto alla riqualificazione anti-sismica. Questo è vero soprattutto per gli edifici più critici, come quelli scolastici; addirittura nei Comuni più a rischio, solo 1 scuola su 4 è antisismica.
Ciò non significa che la questione energetica sia da dimenticare, ma che, da qualsiasi parte la si guardi, l’urgenza di proteggere la popolazione dai rischi sismici renda necessario concentrare le risorse disponibili su questo fronte.
Inoltre è importante sottolineare come la riqualificazione degli edifici in chiave anti-sismica non rappresenti solo un’opportunità per migliorare la sicurezza delle abitazioni ma anche per creare posti di lavoro, stimolare l’economia locale e proteggere i territori del nostro Paese colpiti da un progressivo spopolamento.
30.3.2023