“Il nostro Paese si sta attenendo a tutti gli impegni sul clima assunti a livello internazionale, ma non è disposto a subire Direttive e regolamenti che penalizzano l’Italia”. Con queste parole il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), Gilberto Pichetto Fratin, ha ribadito la posizione del governo Meloni in merito al dispositivo europeo per il rendimento energetico degli edifici, la famigerata Direttiva case green.
Una dichiarazione rilasciata a una testata giornalistica? Assolutamente no: ad ascoltare Pichetto Fratin il 2 agosto c’erano i deputati della commissione Ambiente della Camera. Ordine del giorno: stabilire le azioni del Governo prima della riapertura delle trattative con l’Europa per rimodulare la Direttiva case green, ovvero in preparazione all’imminente “Trilogo Ue” previsto per il 31 agosto.
Vediamo in che cosa consiste la posizione italiana. Primo: stabilire un piano di efficientamento in ragione delle esigenze del nostro Paese e non a quelle europee. Secondo: verificare le classi energetiche per ricalibrarle da Nord e Sud in base alle nuove temperature medie giornaliere. Terzo: iniziare a verificare quali sono i fabbricati che necessitano di interventi prioritari. E, quarto: stabilire un crono-programma che sia “serio” e “nostro”.
Tematiche che riuniscono attorno a un tavolo istituzionale, insieme ai Ministeri e agli enti pubblici competenti (Mit, Mef, Ministero della Cultura, Dipartimento degli Affari regionale, Agenzia delle Entrate, Agenzia del Demanio, Istat, Enea, Gse, Invitalia) anche la proprietà immobiliare (Confedilizia), insieme con le imprese edilizie (Ance).
Confedilizia al tavolo ministeriale su energia e clima
Un’impostazione che riceve il plauso della Confederazione italiana della proprietà edilizia, in quanto indicativa di un approccio di qualità e responsabilità diametralmente opposto a quello finora adottato in sede europea non curante delle esigenze concrete degli stati membri.
È abbastanza per sciogliere i dubbi emersi con l’invio a Bruxelles del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima? Purtroppo non ancora, vediamo perché.
La posizione ambigua dell’Italia tra richieste di modifiche e adesione “estrema” alla Direttiva case green
Il ministero ha inviato a Bruxelles il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) nel quale, però, (nel documento aggiornato) è assente la parte relativa alla richiesta di una modifica dei tempi di attuazione della Direttiva in considerazione del contesto italiano. Grave? Sicuramente, ma non quanto alcuni passaggi del PNIEC come “sforzo estremo per il percorso di transizione” e “decisa accelerazione per centrare i target comunitari al 2030”; formule che fanno pensare che ci sia qualcosa di contradditorio tra la posizione del Governo enunciata dal ministro e il contenuto del documento inviato a Bruxelles.
Facciamo un passo indietro: come ha specificato più volte il titolare del Mase, è necessario che siano gli Stati nazionali a valutare il percorso da seguire rispetto al patrimonio immobiliare di ogni Paese per evitare che il costo per rendere più efficienti le abitazioni venga scaricato sui cittadini.
L’Italia quindi non sta alzando nessun muro per opporsi alla rivoluzione verde ma sta semplicemente facendo valere i numeri. La necessità dell’Italia di dilazionare i tempi è confermata dal numero di edifici da ristrutturare circa 32 milioni, dei quali oltre il 60% con più di 45 anni di età e quindi costruiti prima della legge sul risparmio energetico. I Paesi del Nord Europa, invece, hanno un patrimonio immobiliare più recente e più efficiente dal punto di vista energetico.
Ma c’è anche un aspetto che riguarda la sicurezza dei cittadini: l’obiettivo dell’Italia è di non togliere priorità agli interventi per la sicurezza sismica che nel nostro Paese riguardano 5,5 milioni di edifici. A cosa serve un edificio green se poi crolla? Per queste ragioni la strategia da adottare non può essere decisa dall’alto ma deve essere messa a terra dall’Esecutivo nazionale, affinché possa garantire come dichiara il ministro Pichetto Fratin, “ricadute positive sia per lo sviluppo e la tutela ambientale dei territori coinvolti, sia in termini di un maggior apporto alla decarbonizzazione dell’Italia”.
Il lapsus del PNIEC: nuovi bonus per gli edifici “obbligati” a ristrutturare
Nessun commento dal Mase circa un altro aspetto critico e appena abbozzato dal PNIEC, ovvero il riordino dei bonus edilizi. Una riforma che, si legge nel documento, dovrà avere una durata decennale e un approccio “integrato” per superare l’attuale frammentazione delle varie detrazioni ad oggi attive.
Le prime indicazioni del PNIEC confermano che la riforma sarà “indirizzata prevalentemente alle unità immobiliari soggette all’obbligo della Direttiva case green e sarà affiancata da strumenti finanziari di supporto, come finanziamenti a tasso agevolato e cessione del credito, con condizioni di favore per le persone in condizioni di povertà energetica”.
Un passaggio, questo, che di nuovo appare in disaccordo con la battaglia dell’Italia, al redattore infatti è sfuggita una parola che è la ragione dell’azione del nostro Paese e sembrerebbe indicare un lapsus calami che, per distrazione o per fretta, conferma l’ambiguità del PNIEC: non si era infatti detto che il nostro Paese non è disposto a subire direttive e regolamenti? La formula “unità immobiliari soggette all’obbligo della Direttiva case green” sembrerebbe invece confermare il contrario.
4.9.2023