Dalla conversione in legge del primo decreto “Sostegni” e dall’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto “Sostegni bis” sono arrivate due pessime notizie e due piccoli ma confortanti passi in avanti.
Cominciamo, per una volta, dai segnali positivi. Il primo, in sede di conversione in legge del “Sostegni 1”, è il miglioramento del trattamento tributario dei canoni di locazione abitativi non percepiti. Come spiegato all’interno, si estendono ai canoni di locazione non percepiti a decorrere dal 1° gennaio 2020 le disposizioni che prevedono che i redditi derivanti da contratti di locazione di immobili ad uso abitativo, se non percepiti, non concorrono a formare il reddito del contribuente, purché la mancata percezione sia comprovata dall’intimazione di sfratto per morosità o dall’ingiunzione di pagamento. La norma originaria prevedeva tale possibilità solo per i contratti stipulati a decorrere dal 1° gennaio 2020.
Il passo avanti c’è, ma la sua portata limitata risiede nel fatto che un principio di elementare civiltà giuridica come quello sopra indicato sia stato affermato limitatamente alle locazioni abitative, del tutto escludendo – proprio in un periodo di estrema difficoltà a riscuotere i canoni come quello che stiamo vivendo – le locazioni a uso diverso.
Il secondo passo in avanti è la riproposizione per i primi cinque mesi del 2021, nell’ambito del decreto “Sostegni bis”, del credito d’imposta per le locazioni commerciali, a beneficio del conduttore ma cedibile al locatore. Come abbiamo sempre detto, non è la soluzione di tutti i mali, ma si tratta indubitabilmente di un concreto sostegno per tante situazioni di sofferenza.
E veniamo alle due novità negative.
La prima è la nuova proroga delle esecuzioni di rilascio, inserita nottetempo nelle poche ore di esame parlamentare del primo decreto “Sostegni”, proroga che Confedilizia ha criticato con forza e con le argomentazioni di buon senso e di diritto riportate in questo numero del notiziario. Per il Ministero della giustizia è una modalità di “scaglionamento” delle esecuzioni accumulatesi per effetto di un blocco in essere dal lontano marzo del 2020. Per noi è una proroga vera e propria della sospensione, disposta in spregio – oltre che della logica – di precisi impegni assunti dal Governo in Parlamento.
L’altra sorpresa negativa, partorita sempre nella notte di “esame” in Senato del provvedimento ora divenuto legge, è una norma che definire inqualificabile vuol dire non rendere l’idea dell’assurdità di una disposizione che il Parlamento dovrebbe vergognarsi di aver approvato e il Governo di aver avallato. Prevede, nell’ambito di un testo sconclusionato che abbiamo riportato su Confedilizia notizie di maggio, un non meglio precisato obbligo delle parti di un contratto di locazione commerciale a “collaborare” per rideterminare il canone. Senza ulteriori specificazioni. Una follia giuridica che un Parlamento e un Governo con un mimino di dignità si affretterebbero a rimuovere dal nostro ordinamento.
g.s.t.
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da Confedilizia notizie, giugno ’21
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