Da tempo Confedilizia richiama l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica sulla necessità di compiere ogni sforzo affinché l’ineguagliabile ricchezza costituita dai nostri borghi e dal patrimonio immobiliare, sovente di interesse storico-artistico, che su di essi insiste, possa tornare ad essere vitale. Da ultimo lo abbiamo fatto – insieme con l’Associazione dimore storiche italiane (Adsi) – in occasione dell’avvio dell’osservatorio del patrimonio culturale privato.
Per raggiungere un obiettivo così ambizioso, e così stimolante, è necessario mettere in campo idee, progettualità e risorse di varia natura e diversa provenienza. Serve, necessariamente, anche una responsabilizzazione della politica, che non può non comprendere, da un lato, come una condizione indispensabile per ogni tentativo di rivitalizzazione delle aree interne sia rappresentata da una significativa azione di rafforzamento e miglioramento delle infrastrutture fisiche e digitali e, dall’altro, come altrettanto essenziale sia adottare misure di incentivazione fiscale tali da rendere manifestamente conveniente l’investimento in questi luoghi, sia da parte delle famiglie sia da parte delle imprese.
Il turismo, da questo punto di vista, è uno snodo fondamentale (al netto, naturalmente, di ogni considerazione circa la fase contingente di crisi collegata alla pandemia). La proprietà immobiliare privata diffusa può svolgere un ruolo fondamentale in questa prospettiva, considerato che la gran parte dei luoghi ai quali ci si sta riferendo non costituiscono, al momento, punti di attrazione e bacini di possibili investimenti da parte delle imprese alberghiere, in particolare di grandi dimensioni.
Peraltro, come a tutti ben noto, la pandemia – con i possibili, correlati mutamenti di abitudini di vita e lavorative anche per gli anni a venire (più ampio ricorso al lavoro a distanza, maggiore propensione alla permanenza in casa ecc.) – potrebbe essere l’acceleratore di un fenomeno di ritorno alla vita fuori città di cui si era avvertita qualche avvisaglia prima dell’esplodere del virus.
Naturalmente, ogni ipotesi di rivitalizzazione delle aree interne e dei borghi è indissolubilmente legata alla necessità di riqualificare gli immobili interessati dal punto di vista estetico, funzionale, di sicurezza, energetico. In questo quadro, l’auspicio è che venga al più presto tradotto in norma di legge il proposito di estendere l’ambito temporale di applicazione del superbonus del 110%, ma anche di stabilizzare gli altri incentivi per interventi sugli immobili.
D’altro canto, non può essere sottaciuto l’onere che sul patrimonio immobiliare in parola grava sotto forma di tassazione patrimoniale, attraverso quell’Imu che a partire dal 2012 è stata quasi triplicata. Ciò che ha indotto Confedilizia ad avanzare in più occasioni la proposta di esentare da questa imposta gli immobili situati nei Comuni di più piccole dimensioni, adottando una misura che avrebbe un onere per l’Erario molto limitato (se l’esenzione fosse applicata nei Comuni con popolazione fino a mille abitanti, il costo sarebbe di appena 250 milioni di euro; in caso di applicazione ai Comuni sino a tremila abitanti, l’onere salirebbe a 850 milioni di euro, cifra comunque contenuta) ma – di converso – un sicuro impatto in termini di “messaggio”.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – più noto come Recovery Plan – dovrebbe avere nella rinascita dei meravigliosi (ma sempre più spopolati) borghi italiani uno dei suoi maggiori obiettivi. Nel testo presentato in Parlamento dal Governo Conte si legge, fra l’altro, della volontà di “rigenerare i borghi e le periferie urbane attraverso la promozione della partecipazione alla cultura, il rilancio del turismo sostenibile, della tutela e valorizzazione dei parchi e giardini storici”. Parole senz’altro condivisibili, ma per far sì che una parte degli otre 200 miliardi di euro del Piano siano effettivamente ed efficacemente utilizzati per raggiungere questo scopo, occorrono misure concrete. Auspichiamo che il nuovo Governo in arrivo le indichi con chiarezza.
g.s.t.
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da Confedilizia notizie, febbraio ’21
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