IMU, nel 2022 quasi 22 miliardi di euro dai 25 milioni di proprietari italiani
Fin dall’inizio, quando è stata creata in sostituzione dell’ICI, nel 2011, l’Imposta Municipale Unica, IMU, ha avuto a tutti gli effetti la funzione di fare cassa per lo Stato e i comuni. E continua anche oggi ad avere quel ruolo, come i circa 21-22 miliardi di gettito del 2022 stimati da Confedilizia stanno a dimostrare.
Non è un caso che proprio agli esordi, quando fu estesa a tutte le abitazioni e fu resa molto più pesante con l’incremento dei moltiplicatori, fu uno degli strumenti principali usati per risanare i conti pubblici. Nonostante le successive modifiche, come l’abolizione della tassa per alcune prime case, questa imposta è rimasta uno dei balzelli più rilevanti per chi possiede un immobile in Italia. È responsabile, del resto, di più dell’80% del gettito di tutte le imposte collegate ai valori e alle rendite catastali.
I dati del Centro Studi Uil di pochi mesi fa evidenziano come siano ben 25 milioni, la maggioranza degli italiani adulti, coloro che sono coinvolti dal pagamento di questa tassa, soprattutto per le seconde case o per quelle principali di categoria catastale A/1, A/8 e A/9.
13.4.2023
Dove l’IMU è più salata in Italia
A differenza dell’Irpef, che oltre a essere direttamente basata sulle entrate del contribuente è anche progressiva, l’IMU è un’imposta patrimoniale, che quindi dipende dal cespite posseduto. Significa che anche chi si ritrova ad avere redditi particolarmente bassi, o non ha redditi, è tenuto a pagarla.
Non è un caso, quindi, che tra le città in cui l’imposta media annua per proprietario è maggiore ve ne siano anche alcune del Mezzogiorno, dove certamente non risiedono gli italiani più facoltosi. Troviamo fra le prime 10, per esempio, Bari, con 1.702 euro a testa, e Foggia, con 1.487.
Nelle prime tre posizioni vi sono invece Roma, Milano e Bologna, con rispettivamente 2.064, 2.040 e 2.038 euro per abitazione. Tra i capoluoghi dove l’Imu è meno salata vi sono città medio-piccole non necessariamente solo delle aree più povere del Paese, come Asti, dove mediamente nel 2022 si è pagato 580 euro e Gorizia, 658. Qui l’importo della tassa è stato anche più basso che a Catanzaro e Crotone, dove si sono versati rispettivamente 659 e 672 euro.
È chiaro come le differenze tra le somme pagate in centri in situazioni economiche in fondo molto simili (Catanzaro e Foggia, per esempio) siano decisamente alte. Anche i divari tra quanto dovuto nelle grandi e nelle piccole città non rispecchiano in realtà gli effettivi gap tra i redditi dei proprietari di seconde case in tali luoghi, che sono minori.
L’Imu, come le altre imposte patrimoniali, conferma di non avere alcun carattere perequativo.
13.4.2023
Nel 2022 record di gettito per l’imposta di registro Oltre all’Imposta Municipale Unica a pesare sui proprietari di casa italiani vi sono anche altri balzelli, come l’Irpef, nel caso di immobili affittati o di abitazioni tenute a disposizione e non locate, nello stesso Comune in cui si risiede. Vi sono poi le tasse che gravano in occasione di successione, donazione e compravendita. A questo proposito è rilevante l’incremento del gettito dell’imposta di registro per le casse dello Stato negli ultimi anni e in particolare nel 2022, quando ha raggiunto il valore più alto dal 2007, 5 miliardi e 472 milioni. Si tratta di risorse incamerate a spese di coloro che hanno acquistato un immobile, non solo a scopo di investimento, ma anche come prima casa. L’aumento delle compravendite e dei prezzi nello scorso anno ha quindi beneficiato anche le finanze pubbliche. La crescita del gettito di questa imposta tra il 2019 e il 2022 è stato del 14,6%, ma se prendiamo come riferimento la fine della crisi economica del 2011-2013 l’aumento da allora è stato di ben il 41,1%, superiore a quello che ha interessato tutte le entrate dello Stato nello stesso periodo. 13.4.2023