Quia ventum seminabunt et turbinem metent, ovvero chi semina vento raccoglie tempesta. Il celebre proverbio, tramandato dall’Antico Testamento, sarà di certo noto anche a don Giusto Della Valle il prete di Rebbio (frazione di circa 10.000 abitanti a sud della città di Como) che sprona i cittadini comaschi, stranieri e non, a occupare abusivamente le case comunali sfitte per far fronte alle proprie necessità abitative.
Per la precisione il curato comasco ha affidato alle pagine del bollettino parrocchiale “Il Focolare” un appello a occupare altrettanti “focolari” impegnandosi in prima persona, qualora l’occupante non sapesse procedere autonomamente all’individuazione e all’appropriazione indebita dell’alloggio, a dare “una mano” fornendo la lista degli appartamenti comunali sfitti e facendo da mezzano con i vicini per tutta la durata dell’operazione d’insediamento.
Lo spirito che anima l’azione di don Giusto Della Valle è comprensibile ed è coerente alla missione di ogni parroco ovvero aiutare chi è in difficoltà spirituale e materiale, tuttavia è giusto sottolineare (senza polemica anzi con il desiderio di partecipare in maniera costruttiva al dibattito su un tema delicato e importante come l’emergenza abitativa) che azioni come questa, che splendono sotto il profilo retorico della lotta all’ingiustizia, possono riservare brutte sorprese.
La tragedia nell’hotel Astor occupato a Firenze
La motivazione della giusta causa infatti non mette al riparo dalle conseguenze che, spesso e volentieri, seguono ogni azione che si posiziona al di fuori della legalità e la cronaca recente, purtroppo, ne offre un drammatico esempio. Parliamo di quanto accaduto a Firenze dove, in seguito all’occupazione dell’ex hotel Astor e con molto probabilità a causa dei rapporti di forza di matrice criminale che si sono instaurati all’interno dell’edificio, è scomparsa una bambina di 5 anni, Mia Kataleya Alvarez.
La sparizione della minore secondo le prime indagini della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo toscano sarebbe maturata infatti all’interno dei “rapporti conflittuali che sono sfociati in aspre contese nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’hotel Astor”. Insomma nell’ex albergo, occupato nel 2020 durante la pandemia, la favola dell’occupazione giusta è finita nel peggiore dei modi.
Sì perché i Robin Hood del caso, ovvero il Movimento di lotta per la casa che ha dato avvio all’occupazione, dopo aver gioito per la consegna ai bisognosi degli alloggi ha pensato bene di farsi da parte non appena si è manifestato il racket delle camere con il suo codazzo di intimidazioni, pestaggi e minacce. In poco tempo la situazione è precipitata a tal punto che nel giro di qualche settimana gli occupanti hanno visto i loro sogni di speranza sfumare dentro un incubo di degrado, abusivismo e cumuli di rifiuti fino al presunto sequestro di persona.
La necessità di un cambio di mentalità
Una situazione, quella dell’Astor, che non è raro rilevare in tutti quei contesti interessati dal fenomeno delle occupazioni abusive, situazioni che rappresentano un vero e proprio mondo di mezzo dove lo stato di diritto cessa di esistere e la criminalità organizzata e il degrado dilagano. Nel nostro Paese queste realtà, radicatesi da tempo in alcuni territori, sono purtroppo a rischio di cronicità.
Per questo è necessario, insieme all’azione dello Stato che deve essere capillare e radicale, anche un cambio di mentalità che metta fine a quel vizio della ragione che, come dimostra l’exploit del parroco comense, induce a pensare di poter distinguere tra occupazioni buone e cattive e favorisce un atteggiamento che si crede rivoluzionario ma in realtà è, molto più prosaicamente, solamente ingenuo e ignora che chi semina occupazioni raramente raccoglie rigenerazione urbana, diritti e legalità.
Va ricordato infatti come in reazione alla terribile vicenda del Parco Verde di Caivano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi abbia indirizzato ai prefetti una direttiva per la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle occupazioni abusive.
La direttiva prevede, tra l’altro, la ricognizione degli immobili in condizione di abbandono, potenzialmente oggetto di occupazione. In particolare, su questo fronte, le Forze di polizia, con il coinvolgimento delle Polizie locali, garantiranno le misure idonee a prevenire nuove occupazioni abusive.