Il vero scopo dell’aumento della cedolare secca non è il gettito, ridicolo, ma aiutare gli hotel
Dal 2024 i proprietari di casa che affittano più di un alloggio per meno di trenta giorni saranno costretti a pagare più imposte. Se la Legge di Bilancio in discussione in Parlamento vedrà la luce nella forma attuale tra gli articoli approvati vi sarà anche il 18. È quello che prevede un incremento dal 21% al 26% della cedolare secca nel caso in cui la locazione consista in un cosiddetto “affitto breve”, inferiore a trenta giorni, appunto, di più appartamenti.
In sostanza non cambierà nulla per chi affitta un solo alloggio, continuerà a versare un’imposta del 21% mentre chi ne affitta da due a quattro verserà per tutte il 26%.
Si tratta di un provvedimento che vorrebbe rispondere all’esigenza di scoraggiare la proliferazione degli affitti brevi, specie a scopo turistico che sono diventati protagonisti di un tormentone mediatico che li ha trasformati nel classico capro espiatorio al quale dare la colpa per fenomeni in realtà strutturali come lo spopolamento dei centri città e l’aumento dei prezzi delle case nei quartieri più centrali. Queste tendenze, lo sappiamo, dipendono molto più dalle trasformazioni in atto in tutto il mondo occidentale, come la crescita del peso dei servizi avanzati (solitamente collocati nelle aree urbane) e del settore della ristorazione e del divertimento, più che dalla presenza di affitti brevi.
Una disposizione che non funziona, né a ripopolare le città né a fare cassa
Per questo motivo fare pagare di più ai proprietari che affittano anche solo due appartamenti non servirà certamente allo scopo del Governo, ovvero aumentare l’offerta di alloggi nelle grandi città o frenare l’andamento dei prezzi laddove crescono di più. La misura non avrà successo neanche dal punto di vista economico. Nella relazione tecnica correlata al disegno di legge n. 926, quello riguardante il bilancio dello Stato, l’Esecutivo mette nero su bianco le proprie previsioni di gettito: 8,8 milioni di euro all’anno, non di più. È evidente che si tratta di briciole di fronte a un ammontare complessivo della manovra finanziaria (24 miliardi di euro), a entrate tributarie annue di 544,5 miliardi (dati del 2022) e, soprattutto, a un gettito complessivo della cedolare secca di 3 miliardi e 376 milioni (dati sempre del 2022).
Tra l’altro gli 8,8 milioni sono calcolati sulla base di ipotesi piuttosto aleatorie: l’Esecutivo evidenzia come i canoni per affitti inferiori a 365 giorni a favore dei proprietari di più immobili ammontino a 176,9 milioni e immagina, pur non potendone essere certo, che la quasi totalità di queste locazioni riguardino in realtà periodi inferiori a 30 giorni. Considerando che la differenza tra l’aliquota vecchia e nuova è di 5 punti percentuali, calcolano che il 5% di 176 milioni è 8,8 milioni. Il problema è che l’ipotesi che quegli affitti siano pressoché tutti di meno di un mese è più che opinabile.
Il vero obiettivo: un favore agli alberghi
Molto probabilmente il Governo sa bene che il presunto effetto benefico di tale provvedimento è inesistente e ovviamente sa, perché l’ha stimato esso stesso, che è risibile anche quello economico. Allora perché questa misura?
La vera ragione, si ritiene, è favorire l’attività degli hotel a discapito di quella dei proprietari di immobili, ovvero distorcere la concorrenza rendendo più costoso per il turista l’affitto di un appartamento o, addirittura, indurre il proprietario a non fare più locazioni. In questo modo gli alberghi vedrebbero aumentare i propri clienti, a causa della riduzione o del maggior costo dell’offerta alternativa, e sarebbero anche più liberi di imporre prezzi più alti.
A questo mira la lobby delle associazioni di categoria del mondo alberghiero, nonostante i dati indichino che dal 2022 le tariffe di una notte in hotel siano già cresciute molto più dell’inflazione e l’incremento annuale di queste rimanga in doppia cifra. È una continua corsa al rialzo e alla ricerca del privilegio che ha pochissimi beneficiari e moltissime vittime, in primis i proprietari di casa e i turisti consumatori.
5.12.2023