Il 7 dicembre 2023 si terrà l’ultimo tavolo di trattativa (Trilogo) tra le istituzioni europee che dovrebbe mettere a terra il testo definitivo della direttiva “case green”. L’incontro dovrà essere quello conclusivo per due ragioni: la prima è la necessità di chiudere il testo prima del cambio di presidenza del Consiglio Ue, la Spagna in carica dal 1° luglio 2023 passerà infatti il testimone al Belgio il prossimo 31 dicembre. La seconda è che dal 6 al 9 giugno 2024 i cittadini dei 27 Paesi membri eleggeranno i loro nuovi rappresentanti al Parlamento europeo. Insomma non c’è più tempo; l’affaire green o si chiude con il Trilogo del 7 dicembre o la fase negoziale potrebbe subire un brusco arresto e mandare in fumo i risultati fin qui ottenuti.
Primo fra tutti la caduta dell’obbligo, per i Paesi Ue, di adottare la stessa tabella di marcia per raggiungere gli obiettivi di efficientamento energetico. La follia di questo schema temporale stringente, realizzato senza prendere minimamente in considerazione le enormi differenze del patrimonio immobiliare di ogni Paese europeo, è il principale responsabile del ritardo acquisito nella definizione del testo finale della direttiva.
Ci sono infatti voluti mesi, tra appelli di Ministri e studi approfonditi di esperti, per convincere i sostenitori degli obblighi temporali a rendersi conto dell’impossibilità concreta di realizzarli, sia per le gravose ripercussioni economiche per le famiglie, che avrebbero visto, alternativamente, la svalutazione delle proprietà energeticamente poco efficienti o la necessità di sostenere ingenti costi di ristrutturazione; sia per l’impossibilità di trovare manodopera specializzata da impiegare per svolgere gli interventi.
Caldaie a gas nel mirino: la contestata norma dell’imposizione del 2035
Rimane pertanto un’ultima riunione per discutere gli altri aspetti critici del testo, a partire dall’obbligo di vietare l’uso di impianti di riscaldamento a combustibili fossili in tutti gli edifici entro il 2035, iniziando già dal 1° gennaio 2025 a bloccare gli incentivi per l’installazione di caldaie a gas. Una norma, inserita nel testo della direttiva “case green” in seguito alla revisione del regolamento Ecodesign, che in Italia è stata fin da subito contestata dalle associazioni della filiera del gas.
E le ragioni sono le stesse che hanno fatto alzare il muro di scudi contro l’approvazione degli obblighi temporali per il miglioramento di classe energetica degli edifici: anche questa norma infatti è stata scritta pensando al miglior risultato “ideale” invece che prendendo in considerazione le “concrete” possibilità di realizzazione. Insomma, di nuovo siamo davanti a un dispositivo normativo che non rispetta le caratteristiche di ogni Paese. Solo che questa volta non c’è più tempo, infatti il tempo a disposizione è stato impegnato per convincere i relatori della direttiva “case green” a ragionare oltre lo schema del fanatismo e dell’ecologia a tutti i costi.
Nello specifico, il regolamento Ecodesign, adottando un ambizioso indice di efficienza al 115% obbligatorio per tutte le nuove caldaie, blocca di fatto l’immissione sul mercato degli apparecchi, compresi quelli alimentati con gas rinnovabili o ibridi.
Insomma, l’approccio ideologico, ancora una volta, blocca la trattativa in corso. Il rischio, se il divieto indiscriminato dell’immissione sul mercato degli apparecchi a gas fosse confermato, sarebbe quello di vedere andare in fumo anni di ricerca in tecnologie pronte a funzionare con miscele crescenti di biocombustibili e idrogeno, fondamentali per la realizzazione della transizione energetica.
4.12.2023