In un recente studio (il n. 90-2024/T), il Consiglio nazionale del Notariato torna sulle novità in materia di plusvalenze introdotte dalla legge di bilancio per il 2024.
Ricordiamo che tale normativa – apportando modifiche agli artt. 67 e 68 del Tuir (concernenti rispettivamente «Redditi diversi» e «Plusvalenze») – ha previsto una nuova fattispecie di plusvalenza immobiliare imponibile: una plusvalenza che si realizza, fatte salve specifiche eccezioni, a seguito della cessione a titolo oneroso di beni immobili oggetto di interventi agevolati ex art. 119 del d.l. n. 34/2020 (come convertito) che, all’atto della cessione, si siano conclusi da non più di dieci anni.
I notai si erano già occupati della questione in precedenza (cfr. Cn aprile 2024), ma questo nuovo intervento origina a seguito dei chiarimenti espressi in materia dall’Agenzia delle entrate con la circolare n. 13 del 13.06.2024 (cfr. Cn luglio 2024).
Lo studio, diretto a fornire indicazioni agli operatori del settore, approfondisce – sul piano sia soggettivo sia oggettivo – i diversi aspetti della disciplina, così come interpretata dalle Entrate, appuntando in particolare l’attenzione sulla rilevanza, ai fini impositivi, dei lavori sulle parti comuni degli edifici; sulla misura della percentuale di detrazione; sulla natura dell’intervento che ha interessato l’unità immobiliare oggetto di vendita. Di particolare interesse è anche la parte relativa al calcolo della plusvalenza, dalla quale emerge l’irragionevolezza di considerare – come base per l’operazione – il prezzo di immobili il cui acquisto può risalire anche a diversi decenni prima. Nonostante, infatti, non sia possibile, per situazioni del genere, scorgere alcuna connessione con l’intento speculativo, gli esempi portati dal Notariato dimostrano chiaramente come gli interessati siano tenuti a versare un’imposta del tutto sproporzionata rispetto al valore di vendita.
da Confedilizia notizie, novembre ’24
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