I media ne hanno parlato poco o punto, ma sulla prossima riforma fiscale si è scampato un doppio pericolo per la proprietà immobiliare.
Lo scorso 30 giugno, le Commissioni Finanze del Senato e della Camera hanno approvato il “documento conclusivo sull’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario”. Indagine – svoltasi tra gennaio e giugno 2021 – nel corso della quale è stata audita anche Confedilizia.
Il significato di questo documento può cogliersi in quanto scritto nella sua stessa introduzione, quando si segnala che esso è stato approvato “affinché possa fungere da indirizzo politico al Governo per la predisposizione della legge delega sulla riforma fiscale, che l’Esecutivo si è impegnato a presentare entro il 31 luglio 2021”.
Non si tratta, dunque, di un semplice documento conclusivo di un’indagine conoscitiva parlamentare, ma di un testo che fungerà da guida per il Governo nel varo della riforma tributaria annunciata dal Presidente del Consiglio sin dal suo discorso d’insediamento. Non a caso, la sua redazione è stata il frutto di un lungo e articolato confronto fra tutte le forze politiche, in particolare quelle della maggioranza (che – come noto – coprono le più varie tendenze).
Ma quali sono i due pericoli scampati dai proprietari italiani?
Il primo è un aumento della tassazione sugli immobili attraverso un intervento sul catasto. Il testo proposto da alcuni gruppi parlamentari recitava così: “Il Governo valuti l’opportunità di inserire nella prossima legge delega un riordino complessivo dei valori catastali, valorizzando il più possibile ruolo e funzioni dei Comuni e con l’obiettivo di riequilibrare il peso dell’Imu in favore degli immobili nei piccoli Comuni delle aree interne e degli immobili dichiarati inagibili”.
Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con il catasto, con l’Imu e con certa politica, dalla lettura di un testo del genere comprende agevolmente che l’intento di chi lo ha redatto era quello di porre le basi per un’ennesima tosatura di famiglie e imprese che hanno risparmiato e investito nel mattone. Procedere ad un “riordino complessivo dei valori catastali” per far pesare meno l’Imu sugli immobili situati nei piccoli Comuni e su quelli inagibili è, nel primo caso, improprio e, nel secondo, risibile. Se davvero si ha intenzione di agevolare i proprietari degli immobili presenti nei borghi, spesso spopolati, è sufficiente accogliere il suggerimento di Confedilizia, che ha da tempo proposto la soppressione dell’Imu nei Comuni fino a tremila abitanti, con un costo di appena ottocento milioni di euro. Quanto ai fabbricati inagibili, invece di procedere finalmente all’eliminazione di una tassazione così palesemente vessatoria, si mette su il can can della riforma del catasto per concedere ai malcapitati proprietari di questi “beni” solo una possibile diminuzione dell’imposta? Ma per favore! In ogni caso, il non detto del passo espunto dal documento finale era che il “riequilibrio” ipotizzato si sarebbe tradotto in una stangata per tutti gli immobili diversi da quelli (ben pochi) che si dichiarava di voler favorire.
Chi si è accorto del pericolo imminente? Confedilizia, naturalmente, essendo l’unica organizzazione che a livello nazionale tutela gli interessi della proprietà immobiliare. Ci dà atto di questa azione di controllo – in un istruttivo video, disponibile nella home page del nostro sito Internet, in cui racconta tutta la vicenda – anche l’on. Claudio Borghi, esponente di punta della Lega e fino a qualche mese fa Presidente della Commissione Bilancio della Camera.
L’altro rischio scongiurato è quello di un aumento, o addirittura dell’eliminazione, della cedolare secca sugli affitti, in vigore esattamente da dieci anni. Su questo punto, le sollecitazioni negative giunte nel corso delle audizioni sono state molte, mai accompagnate da argomentazioni minimamente convincenti. E analoghe tendenze si sono registrate in alcuni gruppi di maggioranza. Anche in questo caso, però, il lavoro dei gruppi parlamentari “amici della cedolare” – con Confedilizia a premere dall’esterno, come sul catasto – è stato efficace. Nel documento è così stata inserita – pur in modo contorto, a causa delle spinte avverse – una frase di salvaguardia dell’attuale sistema di tassazioni sostitutive dell’Irpef, cedolare sugli affitti inclusa.
Naturalmente la guardia non va abbassata e la riforma andrà seguita passo passo, sin dalla predisposizione del disegno di legge delega. Ad evitare spiacevoli sorprese.
g.s.t.
twitter@gspazianitesta
da Confedilizia notizie, luglio ’21
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