Ottobre è un mese fondamentale per l’Italia e per il risparmio immobiliare. È fissata, infatti, per il giorno 12 una riunione che si preannuncia decisiva per le sorti della proposta di direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici (la cosiddetta direttiva “case green”).
A quasi due anni dall’inizio della battaglia della Confedilizia contro questo provvedimento, dunque, siamo a un bivio: l’Europa sceglierà se sottomettersi all’ideologia green e alle sue nefaste conseguenze ovvero se cominciare ad affrontare i temi dell’ambiente con equilibrio e buon senso. Due alternative nettamente distinte, nell’ambito delle quali se ne potrebbe incuneare un’altra, quella del compromesso, di cui naturalmente occorrerebbe valutare attentamente i contorni.
L’importanza di questo passaggio decisionale è enorme, anche se in tanti continuano a non rendersene conto. I motivi li abbiamo spiegati mille volte e non è necessario tornarci su. La medesima nostra posizione l’ha assunta l’Abi, l’associazione della banche italiane, e forti critiche al provvedimento Ue sono state espresse a più riprese dalle forze politiche che in Italia compongono la maggioranza che ha dato vita al Governo Meloni: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia. In più, negli ultimi mesi si sono registrate dichiarazioni fortemente ostili alla normativa da parte di ben tre Ministri di un Paese importante come la Germania.
Eppure, siamo ancora qui a parlarne. Perché? Perché le forze politiche che formano la maggioranza politica in sede europea (la cosiddetta maggioranza Ursula) – compreso il Partito popolare del quale fa parte Forza Italia, che si è distinta per una posizione autonoma e in dissenso – hanno assecondato sin dall’inizio quel Green Deal europeo, di cui la proposta di direttiva sugli immobili è parte, tanto caro al suo principale fautore, l’olandese Frans Timmermans.
Come finirà? Non lo sappiamo. Sappiamo però che la Confedilizia si è spesa in ogni modo, per quasi due anni, per evitare ai proprietari italiani (e anche a quelli europei, considerata la rilevanza avuta nel contesto europeo dalle nostre iniziative) una sorte che non meritano.
Se prevarrà l’oltranzismo, la nostra battaglia proseguirà sia sul piano nazionale, per incidere sui provvedimenti che la direttiva demanda ai Governi dell’Unione, sia nella stessa sede europea, non dovendosi escludere l’ipotesi di un intervento correttivo – o, meglio, riparatorio – soprattutto in caso di nuovi equilibri politici post elezioni.
Se, al contrario, i nostri sforzi saranno premiati e dall’ultimo confronto uscirà una decisione di buon senso, potremo finalmente aprire una nuova fase e contribuire alla proposizione di politiche adeguate alle esigenze del nostro Paese e del nostro patrimonio immobiliare, per il suo efficientamento energetico ma anche per il suo miglioramento sul piano della sicurezza, specie dal punto di vista sismico.
gst
da Confedilizia notizie, ottobre ’23
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