Della vicenda Spin Time quello che stupisce di più non è tanto l’occupazione dello stabile, l’ennesimo in una grande città e in particolare a Roma, ma la narrazione che intorno a essa è stata ricamata nel corso dei dieci anni trascorsi dal 2013. È allora che l’associazione Action Diritti in Movimento occupò illegalmente un edificio appartenente un tempo a Inpdap (vi era la Direzione Generale) in via Santa Croce di Gerusalemme, nel rione Esquilino, utilizzandolo sia a scopo abitativo per centinaia di persone che per installarci attività ricreative, artigianali e persino un pub. Il tutto abusivamente perché la proprietà è del fondo InvestiRE Sgr.
Da quel momento Spin Time è stata circondata dall’attenzione di ampi pezzi della politica, della società civile, dei media e del mondo dello spettacolo, con un solo obiettivo: difendere e proteggere l’illegalità rappresentata dall’occupazione. Gli argomenti utilizzati sono stati prevedibili, si è parlato di “bene comune”, contrapposto alla “logica del profitto”, di “caso studio di welfare di comunità e di innovazione sociale”, addirittura di “infrastruttura culturale”. Altri hanno voluto sottolineare il presunto ruolo sociale, perché nello stabile sono presenti decine di associazioni e, soprattutto, vi risiedono abusivamente quasi 400 persone, e naturalmente è stato utilizzato mediaticamente anche il fatto che appartengano a 26 diverse nazionalità.
La sua posizione così centrale, nel rione Esquilino, è sicuramente tra i motivi dell’attenzione, così come dello speciale rapporto con parte della Chiesa, sfociato nel celebre gesto del cardinale Krajewski, che nel 2019 aveva riallacciato la luce, dopo che il gestore aveva staccato la corrente elettrica, evidentemente non pagata.
L’opportunismo degli occupanti un danno per la collettività
Il fatto che tutto a Spin Time avvenga in totale violazione della legge nell’ambito di questa narrazione viene liquidato con un abile uso delle parole, visto che si parla di mera “illegalità formale”, come se si trattasse di un cavillo da legulei, di un fastidioso dettaglio burocratico, che non dovrebbe ostacolare quello che viene chiamato “esperimento sociale” a favore di tutti.
Il rispetto della legge, però, non è un dettaglio, non è solo forma, è sostanza. L’occupazione di un edificio, la violazione della proprietà privata è sanzionata dal Codice penale per un motivo preciso, perché non aiuta, ma danneggia la convivenza civile alle fondamenta. È un azzardo morale quello che ha luogo in questi casi, ovvero l’opportunismo di chi vìola le regole anche perché non dovrà subirne le conseguenze, che invece ricadranno sulla collettività, in vario modo.
Tra le esternalità negative di questi gesti ci sono le altre illegalità che, come corollario di quella principale, hanno luogo negli stabili occupati, si pensi al rave che proprio a Spin Time si è tenuto nel 2020, per esempio. E poi, naturalmente, il precedente che questi atti rappresentano per altri simili: perché l’inquilino moroso dovrebbe pagare l’affitto, perché il proprietario che sta costruendo la propria casa dovrebbe rispettare tutte le regole invece di farlo abusivamente? Perché sempre quest’ultimo dovrebbe pagare le tasse sugli immobili se tanti non solo non lo fanno, ma vengono addirittura lodati e difesi?
Le prime vittime dell’illegalità sono i più deboli
Tutto ciò è ben conosciuto da una parte importante di quanti sostengono gli occupanti di Spin Time. Se il cardinale Krajewski può dire di aver agito per impulso umanitario, per salvaguardare i bisogni primari nell’immediato, e se gli artisti potrebbero essere in qualche modo inconsapevoli e incompetenti su questi temi, certamente lo stesso non si può dire dei politici e delle autorità che stanno coprendo l’illegalità.
La complicità dell’amministrazione comunale non ha solo radici ideologiche, ma anche molto pratiche. In fondo queste occupazioni tolgono le castagne dal fuoco al settore pubblico, lo stesso che non riesce ad assegnare in modo legale 10mila degli 81mila appartamenti di edilizia popolare, in gran parte dei casi a loro volta occupati abusivamente. Come in un circolo vizioso che fa comodo a molti l’illegalità che caratterizza questi 10mila alloggi alimenta l’illegalità di Spin Time, dove probabilmente ha trovato riparo chi non ha avuto una casa popolare e a sua volta Spin Time e i casi simili a esso “risolvono” il problema della carenza di appartamenti pubblici legali.
A perderci, naturalmente, sono i più deboli, come sempre quando vince la prepotenza e l’abusivismo: chi decide chi dorme nello stabile di via Santa Croce di Gerusalemme? Come avviene e chi controlla l’assegnazione degli spazi? In base a criteri oggettivi, cioè a chi ne ha effettivamente più bisogno o all’arbitrio e alla forza come ovunque negli alloggi occupati?
Il danno principale dell’illegalità è questo, ed è molto concreto: una inefficiente, e quindi iniqua, allocazione delle risorse, che non vanno a chi dovrebbero spettare. È la stessa inefficienza e iniquità che si manifesta nel caso dell’evasione e dell’abusivismo, fenomeno che molti dei politici difensori di Spin Time, invece, non mancano di condannare, facendo così ampio sfoggio di doppia morale.
Perché Spin Time, è vero, è un esperimento sociale, ma non nel senso che gli occupanti vorrebbero fare intendere. Nello stabile ex Inpdap si sperimenta come sarebbe la società se non valessero i diritti di proprietà e le leggi, una società in cui a prevalere sarebbe solo il più forte, anche se si maschera da “più solidale”.
17.11.2023